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Economia senza Co2: Brescia può creare 35mila posti di lavoro

Le previsioni al 2050 con la decarbonizzazione, Al netto purtroppo di quelli persi causa Covid
Le tecnologie rinnovabili sono all’ordine del giorno della decarbonizzazione
Le tecnologie rinnovabili sono all’ordine del giorno della decarbonizzazione
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Previsioni e visioni. Va da sè che qualche volta ci si azzecca, molte altre volte no. E del resto, ricordava con ironia un grande economista, le previsioni si fanno per essere smentite, senza considerare poi, per ricordare un altro economista altrettanto ironico, «sul lungo termine saremo tutti morti». Ma - qualche volta - si fa centro. Valutazioni che valgono doppio se consideriamo un orizzonte temporale da qui a trent’anni. Anno 2050, per quella data l’Europa tutta dovrà essere de-carbonizzata, con una importante tappa intermedia al 2030 col taglio previsto al 55% delle emissioni in atmosfera.

Se così sarà (e se non sarà esattamente così ci si avvicinerà molto), ma se così sarà, ripeto, come si muoverà il mercato del lavoro, come si concilia la svolta green con i posti di lavoro? Ci guadagneremo, ci si perderà? Da qui le previsioni di un interessante studio della McKinsey che traguarda al 2050 europeo con un focus sull’Italia. Le previsioni indicano che, a livello Ue, si potranno creare 5 milioni di nuove posizioni di lavoro: il saldo fra gli 11 milioni che si guadagneranno e i 6 milioni che si perderanno.

Per quanto riguarda l’Italia le valutazioni in questo senso sono positive: dei 5 milioni di nuovi posti, 1 milione potrebbe essere italiano e quindi, pur con stima approssimativa, fra i 30 e i 40 mila posti toccheranno a Brescia e provincia. Come detto, sono previsioni basate su una «visione» - e su una indicazione - della Ue. È probabile che sui numeri ci sarà qualche scostamento ma l’indicazione complessiva è chiara: si andrà, e già si sta andando, sulla decarbonizzazione. E quindi è bene attrezzarsi, non si avrà altra scelta.

Qualche curiosità aggiuntiva, lo studio della McKinsey lo riserva immaginando quali settori saranno più avvantaggiati e quali perderanno invece posti di lavoro. Traguardando alle due date (2030/2050) sono tre i comparti che guadagneranno posti di lavoro: l’energia su tutti, l’agricoltura (in misura minima) e - attenzione - l’edilizia. Dico «attenzione» perché immaginando un mondo green va da sè che si andrà a costruire meno ma, qui sta il punto, è l’edilizia che dovrà risistemare il patrimonio edilizia esistente rendendolo meno energivoro.

Ribadite le avvertenze fatte agli inizi ci si può chiedere: è possibile trarre qualche indicazione operativa e concreta per l’oggi, il domani massimo il dopodomani? Credo di sì, a questo servono questo tipo di analisi, che ovviamente, anno dopo anno andranno ripuntualizzate. Lo studio serve come indicazione di massima, dà dei numeri sulla base di quelli che potremmo chiamare mega-trend, tendenze ampie che hanno necessità di tempi lunghi ma che si sono messe in moto. Ora, senza attendere il 2050 ma limitandoci al 2030, se si crede a questa tendenza, una impresa edile (è solo un esempio) sarà bene che si attrezzi. Qualcuna già lo sta facendo, ma se il mercato della riqualificazione energetica si muove (cosa che già verifichiamo) è evidente che in azienda mi servono nuove figure professionali. E qui viene chiamata in causa la scuola, l’università... eccetera. In sintesi: muoversi.

 

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