Scuola

Rivoluzione Dada alla «Madonna della Neve»

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Una scuola «Dada». Che promette una piccola, grande rivoluzione. E pare destinata, come l’omonimo movimento di inizio Novecento, a dare una «scossa» alle consolidate strutture della scuola italiana: nel Bresciano il primo istituto a sperimentare Dada, «Didattiche per ambienti di apprendimento» è il Liceo paritario «Madonna della Neve» di Adro. Qui, dal prossimo settembre, l’intero complesso - che si articola in tre percorsi di scuola secondaria di secondo grado: liceo classico, liceo linguistico e liceo scientifico - cambierà radicalmente.

In che modo? Sostituendo alle tradizionali aule, assegnate a una specifica classe, veri e propri dipartimenti. Sette in tutto: lingue straniere, storia e filosofia, scienze, lettere, matematica e fisica, arte e scienze motorie.

Il Liceo di Adro si avvicinerà dunque all’Università e all’impianto scolastico nord europeo, mantenendo però tutta la sua «italianità». Saranno infatti gli studenti a cambiare aula a seconda delle materie, e non gli insegnanti ad avvicendarsi alla cattedra come avviene ora.

Un cambiamento che arriva, spiega la preside dell’Istituto, Isa Navoni, «dopo una riflessione iniziata alcuni anni fa, quando ci siamo resi conto del "gap" che intercorre tra la scuola e gli studenti: una lontananza che si fa sempre più evidente». Se infatti da una parte è innegabile «la profondità di apprendimento degli studenti italiani - spiega Navoni - che dal punto di vista della conoscenza nulla hanno da invidiare al resto d’Europa, tuttavia è sempre più forte lo scollamento delle nuove generazioni da un impianto che risale alla riforma Gentile, ed è quindi ormai datato». E gli effetti sui ragazzi si moltiplicano, complici anche le nuove tecnologie sempre a portata di mano: «Rischiamo di avere sui banchi di scuola studenti annoiati, distratti e distanti», commenta la preside del Liceo «Madonna della Neve».

Una conferma arriva anche dalle neuroscienze: «Studi recenti - continua Navoni - evidenziano come l’attenzione dei ragazzi, che si va progressivamente "spegnendo" nel corso della mattinata di lezione, si possa "riaccendere" spostandosi da un’aula all’altra"» E quei circa quattro minuti che i ragazzi impiegheranno per spostarsi - sottolinea - serviranno a ridestare la loro attenzione.

A beneficiarne, aggiunge Roberta Longhi, docente di Lingua e letteratura inglese, saranno così «la mobilità fisica e mentale: i ragazzi diventano attori del processo di apprendimento, e la didattica si fa più stimolante e coinvolgente».

Ogni dipartimento sarà interamente pensato dai docenti, che ne sceglieranno il colore e gli arredi e provvederanno a dotarli dell’adeguata strumentazione.

Il modello è quello proposto dalla Svezia, spiega ancora la preside Navoni, ma riadattato alla scuola italiana: «La "rivoluzione" si muoverà su due distinti binari, quello della riorganizzazione in didattica dipartimentale e quello dell’accoglimento della ricchezza delle discipline insegnate».

Un restyling di forma e sostanza, insomma, che è stato accolto dai 380 studenti dei tre licei - informati ieri - con un misto di entusiasmo e timore. Per qualcuno, infatti, la novità è «tutta da provare, prima di trarre giudizi definitivi», dice Federico, studente del liceo Linguistico. Beatrice, dello Scientifico, invece non sembra nutrire alcun dubbio: «I cambiamenti fanno bene. Quindi penso che questa nuova proposta sia un esperimento da accogliere con entusiasmo». E anche Susanna, reduce da un’esperienza in Inghilterra, accoglie la novità con favore: «Un’unione tra il metodo italiano e quello d’oltre confine è proprio quello che speravo di vedere realizzato nella mia scuola».

Nicole Orlando

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