Scuola

Scelta o paura dei contagi: l’istruzione a casa è in crescita

Nel Bresciano 336 alunni fuori dalle scuole pubbliche o paritarie, raddoppiati rispetto a un anno fa
L’istruzione parentale può essere impartita anche direttamente in famiglia - © www.giornaledibrescia.it
L’istruzione parentale può essere impartita anche direttamente in famiglia - © www.giornaledibrescia.it
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C’è chi ne ha fatto una scelta di vita, ritenendo che l’educazione dei figli non vada delegata ad istituzioni strutturate come le scuole - pubbliche o paritarie - e che per i ragazzi sia preferibile un apprendimento «su misura», affidato alle inclinazioni personali e alla scoperta del mondo.

Ma c’è pure - e i numeri confermano la crescita di queste situazioni - chi della istituzione scuola non si fida più, soprattutto in tempi di pandemia: paura di contagi fuori controllo, difficoltà a gestire scuola a distanza e in presenza, diffidenza sull’uso prolungato delle mascherine e sull’imposizione del distanziamento.

I dati

Così, anche nel Bresciano l’istruzione parentale (o famigliare) sta vivendo una stagione di scoperta e riscoperta. Certo, i numeri assoluti sono minimali rispetto alla grande platea degli studenti bresciani (lo 0,2%), ma da un anno all’altro si assiste ad una crescita esponenziale, come documentano i dati dell’Anagrafe degli studenti del Ministero aggiornati al 22 gennaio: sono 336 gli studenti attualmente in istruzione parentale, di cui solo 157 lo erano già lo scorso anno, con numeri più che raddoppiati: 229 nella primaria (113 già lo erano), 99 nelle medie (55 in più) e, per la prima volta, otto nelle superiori (dove l’istruzione parentale è ammessa solo nel biennio), tutte new entry.

Per quest’ultimo ordine di scuola - dati dell’Ufficio scolastico territoriale aggiornati a ottobre - in sette casi si tratta di alunni con disabilità. Sette alunni con disabilità anche nella primaria e altrettanti nella secondaria di primo grado: erano quattro e quattro un anno fa, solo uno nell’anno scolastico 2019-20.

Le scadenze

I numeri potrebbero crescere ulteriormente. C’è tempo fino al 15 marzo infatti per ritirarsi dalla scuola che si frequenta e poter accedere all’esame di idoneità per il passaggio all’anno successivo. La richiesta per sostenere l’esame va fatta entro il 30 aprile, e l’Ufficio scolastico territoriale di Brescia effettuerà un monitoraggio proprio in coincidenza con tale scadenza, per avere i dati aggiornati sull’anno scolastico in corso.

Scade invece il 28 gennaio, quindi tra due giorni, il termine («in realtà la comunicazione può essere fatta in qualunque momento» spiegano dall’Ust) per scegliere o confermare l’istruzione parentale per il prossimo anno. «Stiamo ricevendo tante chiamate di famiglie che vogliono informazioni, e di scuole che chiedono chiarimenti - conferma Maria Galazzo dell’Ust di Brescia -. Il nostro ruolo su questo tema è di monitoraggio e soprattutto di supporto alle scuole, già appesantite in questo periodo da impegni burocratici legati alla pandemia. Quanto alle famiglie, il nostro sentore è che la crescita di richieste quest’anno sia dovuta a preoccupazioni legate al Covid, soprattutto quando si tratta di ragazzi con fragilità o disabilità. Quando finalmente avremo superato l’emergenza sanitaria, verificheremo se la crescita di studenti in istruzione parentale sarà confermata, o se invece si tornerà ai numeri precedenti».

Come funziona

La scelta dell’istruzione parentale è un diritto garantito dalla Costituzione e normato dalla legge. Le famiglie semplicemente comunicano la scelta alla scuola territoriale di riferimento, che girerà il dato all’Anagrafe degli studenti del Ministero e terrà monitorato il caso. La comunicazione scritta va accompagnata da un «progetto didattico-educativo», mentre la valutazione di idoneità per il passaggio all’anno successivo viene fatta con un esame da privatista.

Per il resto, praticamente piena libertà. C’è chi si appoggia a scuole, non legalmente riconosciute, spesso strutturate come associazioni o cooperative, e chi invece provvede personalmente o attraverso insegnanti o tutor privati all’istruzione dei figli. Che sia una associazione o un privato, si assume in toto anche la responsabilità di rispettare le regole, in questo periodo legate anche a green pass, vaccinazioni e distanziamento.

«A noi compete il controllo sulle scuole e sui docenti di istituti pubblici o paritari - conferma l’Ust -, non su quello che accade nel rapporto tra privati». Con il rischio, paventato da qualcuno, di una «zona grigia» in cui potrebbe trovare terreno fertile l’ideologia no- vax e no-pass. Al momento non ci sono conferme su queste ipotesi, e anche chi sceglie l’istruzione parentale prende le distanze, come riportiamo in pagina. «La nostra alternativa è fondata su scelte precise - sottolineano scuole e associazioni - e soprattutto su responsabilità assunte in prima persona».

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