«L'epidemia non si sta espandendo, i casi erano già presenti»

Ad analizzare la situazione è Aessandro Vespignani, direttore del Network Science Institute della Northeastern University di Boston
Protezioni contro il coronavirus - Foto Ansa/Simone Arveda © www.giornaledibrescia.it
Protezioni contro il coronavirus - Foto Ansa/Simone Arveda © www.giornaledibrescia.it
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L'aumento progressivo dei casi del nuovo coronavirus rilevati in Italia non indica che l'epidemia si sta espandendo, ma che casi già presenti da almeno una decina di giorni ora vengono scoperti: lo ha detto all'Ansa il fisico esperto di sistemi complessi Alessandro Vespignani, direttore del Network Science Institute della Northeastern University di Boston. «I casi adesso vengono scoperti, ma erano già quasi tutti lì» e «i numeri - ha aggiunto - saliranno ancora per un pò, ma l'epidemia non si sta espandendo».

«I test che vengono fatti in questi giorni in Italia permettono di tracciare i contatti», ha proseguito Vespignani, e «non si può escludere che forse ci siano altri casi in incubazione, in quanto molte persone sono rimaste asintomatiche». È anche possibile, ha aggiunto, che «quello che sta accadendo adesso in Italia possa accadere in futuro in altri Paesi. Quello che viene fatti in questi giorni in Italia «è un lavoro capillare di intercettazione»: adesso «bisognerà capire realmente quante generazioni di casi ci sono, ossia va calcolato il tempo che trascorre da una generazione all'altra delle infezioni».

L'approccio aggressivo con il quale l'Italia sta affrontando l'epidemia lascia inoltre immaginare, ha aggiunto, che «i casi possano raggiungere un plateau per poi cominciare a scendere». Di certo, ha sottolineato, «la cosa peggiore al momento potrebbe essere l'apertura di nuovi focolai: è un'eventualità che non si può escludere. Se questo dovesse accadere - ha concluso - senza dubbio la situazione diventerebbe più problematica». 

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