Disagio e depressione: le studentesse ne soffrono più dei maschi

Uno studio su 3.000 ragazzi indaga il rapporto tra le molte fragilità, la scuola e la famiglia
LA SALUTE MENTALE DEI GIOVANI
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L’adolescenza è una fase della nostra vita che può essere vissuta come un’occasione di crescita o rivelarsi luogo mentale di occasioni perdute. Riuscire ad intercettare i sintomi del disagio al loro esordio è importante per adottare comportamenti che possano contribuire al benessere psicologico dei ragazzi.

Questo l’obiettivo per il quale è stato condotto lo studio «Be teen» che ha indagato la relazione tra lo stile di vita, l’ambiente scolastico e familiare, i risultati accademici e il benessere psicologico negli adolescenti della nostra provincia, confrontati con il contesto svedese. Un centinaio i ragazzi del campione con evidenti sintomi di disagio.

I risultati. Oggi i primi risultati del lavoro cui hanno partecipato 844 ragazzi delle prime classi di sedici Istituti superiori, l’80% dei quali di quattordici anni e 2.156 studenti delle secondi classi, per oltre il 90% di 15 e 16 anni, iscritti a quindici istituti superiori. Responsabile scientifico del progetto è Elena Raffetti, studiosa che sta svolgendo il dottorato di ricerca all’Istituto Karolinska di Stoccolma. Coordinatore è Francesco Donato, ordinario di Igiene all’Unità di Igiene epidemiologia e Sanità pubblica dell’Università degli Studi di Brescia. È lo stesso professor Donato a spiegare che «i risultati più interessanti per abitudini di vita, disturbi di salute mentale e confronto tra pari li abbiamo avuti con le seconde classi, ma per una semplice ragione: a loro abbiamo somministrato questionari anonimi, contrariamente a quelli compilati dai ragazzi delle prime con i quali si svolge uno studio longitudinale che dura cinque anni. Per questo, è stato necessario identificarne gli autori, pur nella tutela della riservatezza».

Chi ha problemi. Una quota molto rilevante ha ottenuto un punteggio positivo alle scale di screening per disturbi mentali: quasi uno su cinque per sintomi depressivi (il 18,5% del campione) e quasi uno su sei in quella per il benessere mentale (il 14%). Le ragazze hanno punteggi positivi in percentuale quasi tripla rispetto ai maschi per entrambe le scale di valutazione. Per quanto riguarda l’uso di sostanze, oltre la metà del campione ha fumato almeno una volta nella vita (51,2%) e il 37,2% riferisce di aver fumato nell’ultimo mese, con frequenze quasi identiche in entrambi i sessi; una minoranza afferma di essersi sentito dipendente da tabacco almeno una volta nella vita (14,4%). Ancora, la percentuale di studenti che ha consumato alcolici almeno una volta nel mese è leggermente superiore tra i ragazzi (maschi 48,6% e femmine 39,4%), così come coloro che riferiscono episodi di ubriachezza (10,2% nei maschi e 7,3% nelle femmine).

Nuove tecnologie. Anche nell’uso delle nuove tecnologie sono emersi comportamenti differenti tra maschi e femmine: quasi un quarto delle ragazze (22,9%) guarda la televisione 4 o più ore al giorno, a fronte del 15% dei ragazzi, e quasi la metà delle ragazze trascorre 4 o più ore al giorno sui social networks, contro meno di un quarto dei maschi. Il tempo speso nella navigazione online risulta inferiore: la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze usa il web un’ora o meno al giorno. L’uso di internet appare relativamente poco comune: tra i maschi, il 20,7% naviga per 2-3 ore e il 5,4% per 4 o più ore al giorno, mentre per le femmine si osservano percentuali di 24,2% e 8,2% per 2-3 e 4 o più ore, rispettivamente.

Bullismo. Un altro importante capitolo della ricerca è dedicato al bullismo. L’analisi ha evidenziato una percentuale simile tra vittime e autori (vittime: 42,3%; autori: 42,4%). È maggiore tra le femmine la percentuale di coloro che dichiara di essere vittima di bullismo (45,4% contro il 38,8%), mentre la tendenza è invertita se si analizza l’autore (il 50% è maschio, il 35,8% è femmina). Nel merito del «bullismo con contatto fisico», si sottolinea come la percentuale di autori maschi (19,3%) sia molto superiore rispetto alla percentuale delle vittime (9,2%); nel campione femminile, invece, queste percentuali sono sovrapponibili (vittime: 5,6%; autori: 6,4%).

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