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Il viaggio al Cairo, il souvenir originale e di pregio

Il patrimonio deriva da un viaggiatore e fotografo boemo vissuto a cavallo fra Otto e Novecento, Rudolf Franz Lehnert
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Per i turisti un pò più viaggiatori che tornano ad affacciarsi al Cairo incoraggiati dalla ritrovata, relativa e blindata sicurezza dell'Egitto, c'é un oasi dove risolvere uno dei problemi che spesso gradevolmente tormentano i vacanzieri: trovare un souvenir che non sia banale.
Questa oasi si chiama «Lehnert & Landrock Bookshop» ed è quasi nascosta al primo piano di una via del rumoroso centro della capitale egiziana. È una libreria, ma quello che offre soprattutto sono foto e cartoline dell'Egitto che fu, dall'inizio del secolo agli anni Sessanta.

Il nome e il patrimonio che custodisce deriva da un viaggiatore e fotografo boemo vissuto a cavallo fra Otto e Novecento, Rudolf Franz Lehnert. Concentrato dapprima sulla Tunisia, con le sue dune, oasi e semi-selvagge bellezze muliebri, si trasferì al Cairo con il suo socio, il tedesco Ernst Heinrich Landrock.
Ed é l'enorme collezione di immagini egizie che può togliere d'impaccio il turista che non volesse ripiegare sull'oggettistica standardizzata che affiora ovunque anche al Cairo, dall'aeroporto ai dintorni delle piramidi: nella libreria, pareti e scaffali traboccano di immagini in bianco e nero dal fascino antico ed esotico di ragazze agghindate con costumi tradizionali, dune e cammelli, momenti di vita reale, ritratti di ignoti giovani baffuti.
È un tripudio di scorci del Cairo, delle piramidi, del Nilo, di antichità egizie, con rarissime immagini anche del 1905: piazze e monumenti che non esistono più, perfino il dirigibile Zeppelin sospeso sulla grande moschea di alabastro e con a bordo Kurt, il figlio di seconde nozze di Landrock e nonno degli attuali proprietari.

L'imbarazzo della scelta tra fotografie, ritratti, piccoli poster, cartoline dichiaratamente «rare» e altre degli «anni Cinquanta e Sessanta» quasi disorienta ma si rimane incantati come ad esempio guardando i volti dei beduini Bisharin dell'Alto Egitto che la leggenda voleva «più veloci delle antilopi». Aggirandosi fra gli scaffali ad esempio si scorge la foto di un niqab (il velo islamico che scopre solo gli occhi) dalla foggia singolare anche per chi ha girato il Medio oriente. In una teca sono in mostra macchine fotografiche (non acquistabili) di Lehnert. E in una quindicina di faldoni sono catalogate le sue foto di reperti archeologici egizi di cui é possibile comprare riproduzioni in 3-7 giorni, a seconda della quantità, al prezzo di circa tre euro l'una.

Spicca poi qualche libro di fotografia del fondatore, calendari già pronti per il 2019 (ovviamente pieni di Nilo, piramidi e oasi) e perfino carta da regalo con immagini d'epoca.
E anche chi non volesse portarsi via un frammento visivo dell'Egitto scomparso ha un'ampia scelta di ceramiche, soprammobili in pietra, stuoie. Tranne qualche eccezione, perfino i classici magneti e le cartoline più moderne spesso sfuggono a quella patina di standardizzato che la globalizzazione ha steso ad esempio al bazar di Istanbul risparmiando forse solo un pò quello Isfahan e questo angolo del Cairo.

Un'avvertenza, ovvia per un paese islamico come l'Egitto: in questa nuova e più piccola sede della libreria dal 2016 trasferitasi al numero 36 di Abd El-Khalik Tharwat, nell'isolato fra la via Sherif Basha e la Mohammed Farid, non c'é neanche una delle migliaia di foto d'epoca di giovani nude realizzate da Lehnert e conservate in un museo in Svizzera.

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