Cultura

Tesori bresciani nella Biblioteca Oratoriana dei Girolamini

Edito il catalogo degli incunaboli: due esemplari vengono dalla prestigiosa bottega dei Britannico
Veduta della Biblioteca Oratoriana dei Girolamini a Napoli - © www.giornaledibrescia.it
Veduta della Biblioteca Oratoriana dei Girolamini a Napoli - © www.giornaledibrescia.it
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La Congregazione dell’Oratorio fu costituita a Roma nel 1575 da San Filippo Neri. Undici anni più tardi, nel 1586, alcuni discepoli, altrimenti noti come Girolamini perché provenienti da San Girolamo della Carità di Roma, giunsero a Napoli per fondare una nuova casa, che prevedeva anche una libraria, presto aperta anche agli studiosi laici. Questa biblioteca, che vide aggirarsi tra i suoi scaffali Giambattista Vico e nel 1726 accolse nel suo ventre una delle più prestigiose collezioni librarie europee del Settecento (appartenuta al giurista napoletano Giuseppe Valletta), dopo anni difficili torna ora ad affacciarsi sul contesto culturale internazionale grazie al primo, atteso, catalogo degli incunaboli, edito dalla Salerno editrice («Gli incunaboli della Biblioteca Oratoriana dei Girolamini. Un primo catalogo», a cura di chi scrive, 93 pp., 59 euro).

Il lavoro. Il catalogo è il primo eccellente risultato della Scuola di Alta formazione in «Storia e filologia del manoscritto e del libro antico» diretta dal prof. Andrea Mazzucchi e istituita nel 2017 con una convenzione dell’Università Federico II, nella figura del Magnifico Rettore Gaetano Manfredi, e del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo. Il volume, frutto dell’impegno dei venti allievi della Scuola, restituisce un primo segmento di tale secolare patrimonio. Un percorso tanto suggestivo quanto atteso tra le pieghe di una delle più antiche biblioteche napoletane, che delinea modalità e diacronie nella formazione del fondo librario dei Girolamini e disvela inediti episodi di circolazione libraria. Come le due, inaspettate, presenze bresciane. Presso i Girolamini trovarono casa due esemplari di edizioni bresciane incunabole. Si tratta dei «Sermones super Cantica canticorum» di San Bernardo licenziati da Angelo Britannico in data 28 gennaio 1500. Essi andarono a depositarsi in un volume composito, che cuce assieme un’edizione veneziana quattrocentesca anch’essa dei «Sermones» di San Bernardo. L’aspetto più interessante è però una nota di possesso cinquecentesca che lascia intravedere l’effettivo viaggio compiuto dal volume: «Iste liber est congregationis .s. Iustine deputatus fratribus .s. petri de Perusio». Si scopre cioè che da Brescia l’esemplare passò all’abbazia benedettina di S. Pietro di Perugia, e solo un secolo più tardi scese a Napoli, come attesta la nota di possesso seicentesca della Biblioteca Oratoriana. Non sappiamo invece quali soste fece durante il suo cammino verso il Regno l’esemplare oggi presso i Girolamini dell’edizione delle «Orationes» di Francesco Filelfo, anch’essa stampata dalla prestigiosa bottega bresciana dei Britannico in data 18 giugno 1488. Né chi l’abbia condotto con sé a Napoli. Anch’esso però testimonia la straordinaria ricchezza della ritrovata biblioteca napoletana e del contesto culturale nel quale affondò le sue radici.

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