Cultura

Merilù corre con la sclerosi multipla: «Sono felice e sto bene»

Maria Luisa Garatti si racconta in un libro: la malattia «amica» e la forza del gruppo
  • La presentazione del libro da Serra Tarantola
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Le vibrazioni positive erano talmente forti che tutti noi che fino a pochi minuti prima eravamo lì ad ascoltarla, a ridere ed a commuoverci con lei, abbiamo risalito di corsa le scale dal piano interrato della Libreria Serra Tarantola. C’era da andare a vivere, indirizzati e caricati dalla forza di Merilù, la donna che corre con la sclerosi multipla da dieci anni e che ora l’ha pure messo nero su bianco, dando alle stampe il libro «Sua Maestà - Correre al di là della sclerosi multipla», scritto insieme a Rubens Noviello e presentato sabato scorso in città.

Merilù è Maria Luisa Garatti, 49 anni, avvocato civilista, tifosa del Milan, maratoneta e ancora tanto altro, molto del quale eruttato da un vulcano emerso in lei dopo l’insorgenza della malattia. Dopo la diagnosi, conosciuta nel 2007 nel giorno del suo 38° compleanno, il neurologo le impose un divieto assoluto: niente attività fisica, incompatibile con la malattia denegerativa del sistema nervoso centrale che si era manifestata con formicolii nella parte sinistra del corpo, accompagnati da qualche caduta ed inciampo.

«Dopo cinque-sei anni sul divano - racconta lei - una notte sognai mia nonna che mi spronava a darmi una mossa. Cominciai lentamente a vedere una piccola luce in fondo al tunnel, poi un’amica mi presentò Leonardo, un personal trainer. Dopo un colloquio lo richiamai, cominciammo a fare passeggiate in Maddalena e poi mi propose di correre».

Non s’è più fermata, perché passo dopo passo era iniziato, per poi consolidarsi, «un percorso di consapevolezza: la malattia la devi accettare, fino a considerarla un’amica con cui andare a braccetto». Interruppe le cure, non i controlli, e con la corsa ha intrapreso il suo cammino: «La cosa più importante è il viaggio, non la destinazione. La mia prima maratona, sempre con mio fratello Massimiliano al mio fianco, è stata indimenticabile. Ma poi ogni corsa, ogni maratona (compresa quella di New York, portata a termine due anni fa e ora di nuovo nel mirino, ndr) è un viaggio diverso da vivere».

E qui a darle manforte c’è il dottor Gabriele Rosa, medico e preparatore, amico di Merilù: «La corsa è una favola, riesce a migliorare la qualità della vita che magari hai perso per strada a causa di una malattia o di una disattenzione. È stato così anche per Maria Luisa: la corsa non la guarirà dalla malattia, ma l’ha aiutata ad uscire da uno stato psicologico molto difficile e le permette una qualità di vita nettamente superiore. Ma so che non si fermerà qui: ha mosso mari e monti e presto andremo insieme all’Istituto Superiore di Sanità, a Roma, per parlare di un serio progetto di ricerca scientifica sui benefici della corsa per i malati di sclerosi multipla».

In questo percorso ci sono e ci saranno anche alcuni compagni di corsa e malattia di Merilù: «Perché il gruppo e la condivisione sono fondamentali, per condividere ansie e paure e superarle insieme, per far capire che io con "Sua Maestà" la sclerosi multipla sono felice e sto bene». E arrivare così a quel «miracolo» che è «capire che cos’è veramente la vita e viverla intensamente qui ed ora, ogni giorno». Su, di corsa, la vita ci chiama.

 

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