Cultura

La poliziotta bresciana che in Sicilia non passa inosservata

«L’uomo del porto» di Cristina Cassar Scalia: quarta avventura con il personaggio di Vanina Guarrasi e la fidata spalla Marta Bonazzoli
L’oculista scrittrice Cristina Cassar Scalia (dal suo profilo Twitter)
L’oculista scrittrice Cristina Cassar Scalia (dal suo profilo Twitter)
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Sembra di vederla, mentre scende dalla moto, si toglie il casco e scuote i lunghi capelli castani. Due occhi che fulminano. È Marta Bonazzoli, ispettore di polizia in forza alla Squadra mobile di Catania. Ed è bresciana. Vegana e sportiva, alta e affascinante, acuta e riservatissima. A lasciar fare a lei, nessuno avrebbe mai saputo della sua relazione con il «grande capo» della Questura, Tito Macchia. Mischia alcune caratteristiche tipiche di casa nostra, come la tenacia e il carattere deciso, con altre che sono all’opposto, almeno nella vulgata su bresciani e bergamaschi. Ha un ruolo secondario, ma sulla scena non passa inosservata.

Che ci fa una poliziotta bresciana alle falde dell’Etna? E soprattutto, com’è accaduto che una bresciana conquisti un posto tra i protagonisti di una delle serie poliziesche di successo sugli affollati scaffali delle librerie nazionali? Marta Bonazzoli è uno dei personaggi creati da Cristina Cassar Scalia, che mai ha rivelato perché ha scelto una bresciana per il ruolo di braccio destro del vicequestore Vanina Guarrasi, capo della Mobile di Catania. Ma si comprende che la scrittrice siciliana ha familiarità con il nostro territorio, tanto da collegare alla Valcamonica il gelo che assume la poliziotta in uno dei momenti nevralgici dell’ultima storia.

«L’uomo del porto» (Einaudi, 320 pagine, 18,50 euro) è la quarta avventura di Vanina Guarrasi, personaggio che dal suo esordio - «Sabbia nera», nel 2018 - ha conquistato una lunga schiera di seguaci. E molte sono le ragioni. La stessa Vanina brilla di luce propria. Jeans, giubbino di pelle e pistola sempre con sé, unisce abilità investigativa e prontezza operativa. La sorte l’ha messa a dura prova: era ancora una bambina quando sotto i suoi occhi i sicari della mafia hanno ammazzato suo padre poliziotto. Per rendere giustizia a lui e a se stessa, ha scelto di entrare in polizia.

Sei anni all’antimafia, un mese a New York e tre anni alla Questura di Milano, prima di approdare a Catania e andare a vivere in un borgo sulle pendici del vulcano, «a Muntagna». Sembra in costante fuga dal destino: ha dovuto uccidere per salvare da un agguato il pm antimafia Paolo Malfitano. Il magistrato è l’amore della sua vita, ma non vuole più avere con lui alcun legame, per non dover rivivere ancora il dramma d’una perdita violenta. Tutte le storie della Guarrasi intersecano minacce del presente con fantasmi che spuntano dal passato, ancora di più quest’ultima, che la vede costretta, suo malgrado, a stare sotto scorta per le minacce mafiose ricevute.

«L’uomo del porto» è un singolare professore di Filosofia che aveva scelto di vivere su una barca, ormeggiata tra i pescherecci. Amatissimo dagli studenti, aveva rinnegato la famiglia benestante per inseguire i suoi ideali che ormai appaiono fuori dal tempo. Perché viene assassinato? E da chi? I gialli intensi della Cassar Scalia si svolgono in un universo vitale e vivace. La scrittrice è originaria di Noto e vive a Catania dove svolge la professione di medico oculista. Forse proprio per questo, ha uno sguardo particolare, appassionato e disincantato, sulla sua terra, riversando sulla sua protagonista tutto l’avvincente amalgama. Vanina Guarrasi, infatti, è nata a Palermo ma vive a Catania, si trova quindi personalmente nella condizione di dover sperimentare, apprezzare e mediare, le due mentalità, i due stili di vita, che dividono da sempre la Sicilia. Due facce della stessa medaglia. La bresciana Marta Bonazzoli, in questo contesto, diventa la spalla ideale per far emergere i contrasti d’un mondo barocco, solare e misterioso.

 

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