Cultura

«Il virus della paura», un giallo tra politica e attualità

Il romanzo è stato scritto da Giambattista Scirè durante il lockdown
Thriller (simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
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Galeotto, si può dire, fu il Covid.

Da lì comincia la trama di un giallo che richiama storie in parte immaginate e in parte sperimentate. Le racconta, con una trama incalzante e surreale, Giambattista Scirè nel libro, scritto durante il lockdown, «Il virus della paura» (Santelli editore, 118 pagine, 11,90 euro).

Scirè è un ricercatore siciliano autore di vari saggi di storia contemporanea. Ora si propone come giallista senza abbandonare il metodo storiografico dopo avere sperimentato un caso clamoroso di prepotenza accademica. Da nove anni lotta per avere riconosciuto il diritto di occupare un posto di ricercatore di storia contemporanea all'università di Catania. Glielo riconosce una sentenza della giustizia amministrativa alla quale si è aggiunta la condanna della commissione che al posto di Scirè scelse un altro candidato privo dei titoli necessari. Quella esperienza di «Malauniversità» ha suscitato una protesta nazionale contro le baronie accademiche ed è all'origine di un calvario umano fatto anche di paure come quelle che sono disseminate lungo la trama di un thriller introspettivo e sociale caricato da Scirè da allusioni autobiografiche.

Paolo, un imprenditore con un passato da storico, viene travolto dalla pandemia: contagiato dal virus, chiude la sua azienda e viene abbandonato dalla compagna. Si rivolge a un amico che avrebbe informazioni riservate sulla strana malattia che sta favorendo un colpo di Stato. Con lui si inoltra nella ricerca della verità tra documenti riservati, pedinamenti, intrighi dei servizi segreti. Il virus della paura si fa strada tra le fragilità umane e le tracce di un disegno occulto. 

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