Cultura

«Il violino della salvezza» riflette anche sul passato

Le leggi razziali tra i temi del romanzo-thriller di Salvo Bilardello, in edicola con il Giornale di Brescia
Salvo Bilardello, l’autore de «Il violino della salvezza»
Salvo Bilardello, l’autore de «Il violino della salvezza»
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C’è una cosa che il concorso «Fai viaggiare la tua storia» tenta di comunicarci. Non solo l’importanza della lettura, ma anche il probabile senso di irrisolto degli italiani nei confronti della storia del secolo scorso. Perché se poco hanno in comune i romanzi vincitori delle prime quattro edizioni, un terreno condiviso tuttavia c’è: in un modo o nell’altro, tutti gli autori sono tornati sui passi dei nostri avi, ripercorrendo gli anni della Seconda Guerra Mondiale, il periodo che l’ha preceduta e le conseguenze di certe scelte.

Capita anche quest’anno, quindi, con «Il violino della salvezza» (Libro/Mania, 225 pagine): Salvo Bilardello, l’autore, ha intessuto un thriller contemporaneo che si tuffa senza esitazione negli anni Quaranta del Novecento. Lo troviamo in questi giorni in edicola con il GdB a 8,90 euro più il prezzo del quotidiano: il romanzo vincitore della quarta edizione del concorso indetto da Autogrill e Libro/Mania parla di Trieste, di un serial killer e di un commissario del Sud trapiantato al Nord. Parla di indagini, indizi e supposizioni, parla di colpi di scena incredibili e inaspettati. E poi parla di leggi razziali, perché lì sta l’origine del male: in una Trieste sferzata dalla Bora, in una Trieste che negli anni della guerra si è trasformata nella culla delle leggi contro gli ebrei, delle uccisioni silenziose e dolorosissime e della diffidenza tra vicini e amici, conseguenza inevitabile del fascismo serpeggiante.

Agli anni del fascismo e alla Linea Gotica della campagna d’Italia era tornato anche il primo vincitore del concorso, Alessandro Marchi: la sua saga familiare «Tu non ci credere mai» seguiva le vicende di Aldo Marchi (nonno dell’autore), soldato dell’esercito in Africa e combattente lungo la Linea Gotica durante la Seconda Guerra Mondiale, per arrivare al dopoguerra e agli anni Cinquanta. Irma Cantoni, scrittrice bresciana vincitrice della seconda edizione di «Fai viaggiare la tua storia», parlò invece della Resistenza, ambientando il suo thriller «Il bosco di Mila» nella Valle di Mompiano e riavvolgendo il nastro delle indagini fino ai rancori nati durante gli anni di piombo e, ancora più indietro, durante l’ultima guerra mondiale. Qui era il commissario Vittoria Troisi a svolgere le indagini; la stessa Vittoria Troisi che sbrogliò la matassa del delitto de «Il cartomante», libro proposto qualche tempo fa in abbinamento con il nostro Giornale. Lo scorso anno fu invece Dario Galimberti, architetto e insegnante di stanza a Lugano, a vincere il concorso: in «Un’ombra sul lago» l’ombra del titolo era quella di un corpo ritrovato sulle rive del lago Ceresio, ma anche quella del passato macabro e inquietante che coinvolge il Sanatorio di Agra, al quale giunge l’indagine del delegato di polizia Ezechiele Beretta proprio negli anni dell’ascesa del nazismo.

Di nuovo, quindi, il passato torna a stuzzicare la memoria del lettore. Non solo svago. Forse è un caso, ma il fatto che siano una saga familiare e tre gialli (tra i generi più amati nel nostro paese) a parlare di fascismo, resistenza, guerra e leggi razziali fa pensare che la classica lettura-svago possa diventare davvero pretesto di riflessione, e che l’italica curiosità insieme con il senso di irrisolto siano ancora presenti, contemporanei e attuali, nonostante gli oltre settant’anni che ci separano da quegli anni tenebrosi.

 

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