Cultura

Un fantastico e nostalgico ritorno a casa Malaussène

Daniel Pennac ha riportato in scena il suo personaggio più amato, circondato da una famiglia sempre più caotica
Daniel Pennac ha riportato in scena il signor Malaussène - © www.giornaledibrescia.it
Daniel Pennac ha riportato in scena il signor Malaussène - © www.giornaledibrescia.it
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pennac.jpgTITOLO Il caso Malaussène. Mi hanno mentito
AUTORE Daniel Pennac
CASA EDITRICE Feltrinelli
PAGINE 274
PREZZO 18,50 €

Quasi vent’anni, che sarà mai? Un tempo lunghissimo, in realtà, per un lettore appassionato. E appassionato non solo dello scrittore, ma anche della particolare saga che questo scrittore ha donato al mondo. Esatto, parliamo della saga Malaussène, di quel Benjamin che ci tiene sempre con il fiato sospeso fino all’ultima pagina, da quei primi anni Novanta in cui si trovava il «Paradiso degli orchi» sugli scaffali delle librerie.

Daniel Pennac è tornato. Non che si fosse salingerianamente rinchiuso e non fosse mai uscito dal suo rifugio, anzi. Dopo «La passione secondo Therese», ultimo dei libri su Malaussène uscito nel 1998, Pennac ha fatto riposare Benjamin, Julie, il Piccolo, Verdun e compagnia bella, ma non la sua penna. È uscito con «Ecco la storia», con «Storia di un corpo» (piccolo capolavoro), con «Diario di scuola». Ma alla fine è come quando J.K.Rowling si discosta dal mondo potteriano: bravissima, certo, ma ridacci Harry. E così è con Pennac, il Benni francese (e vicendevolmente possiamo tranquillamente definire Stefano Benni il Pennac italiano). Bravissimo, manco a dirlo. Ma ridacci Benjamin.

Ce l’ha ridato, alla fine, e non con un romanzo. Con due. Perché recentemente è uscito il primo, «Il Caso Malaussène - Mi hanno mentito», ma dal cliffhanger e dalle notizie ufficiali ormai sappiamo che questo primo libro farà parte di una coppia. Il secondo «Caso Malaussène» uscirà infatti prossimamente (non si sa quando, ça va sans dire), e siamo certi che chi ha comprato il primo non esiterà a tornare in libreria per il secondo.

Perché proprio il cliffhanger di cui accennato sopra sarà motivo di acquisto: come si può non terminare la lettura? Sì, «Mi hanno mentito» termina con un colpo di scena degno delle più potenti serie tv degli ultimi anni. Non come al solito, quando si aprivano spiragli per nuove storie. Qui la storia è proprio troncata, e non puoi non volere sapere come andrà a finire.

La trama è come sempre semplice e ingarbugliata al contempo. Ed è ancora più ingarbugliata del solito se pensiamo che di libro in libro i personaggi sono aumentati, sfornati dalla Mamma o dalle sorelle di Benjamin, ed è quindi necessario quel glossario di nomi che Pennac mette gentilmente a disposizione del lettore nelle prime pagine. E ora quei pargoli sono grandi, e Benjamin, Julie, Verdun, Il Piccolo, Jeremy (anche se questi ultimi figurano poco: sì, mancheranno ai più, il piccolino con gli occhiali rosa e lo sfrontato Jeremy) sono un po’ più anzianotti.

È strano, vederli in questa veste. Sono cambiati loro insieme alla Francia, insieme al mondo, un mondo che nel 1998 non conosceva «soscial» (come li chiama Pennac mettendo il termine in bocca a Benjamin) e che ora necessita di una nuova regola, di un nuovo «diritto del lettore» nella lista stilata anni fa dallo scrittore. L'ha rivelato in un’intervista: l’undicesimo comandamento della lettura, oggi, dovrebbe essere «spegnere il telefonino per leggere tranquillamente». Come dargli torto?

Al centro della storia, in ogni caso, stavolta ci sono Signor Malaussène, Maracuja ed È Un Angelo. Fa specie. Erano in fasce, quasi, alla fine della «Passione secondo Therese», e ora sono giovani adulti che si cacciano come lo zio (e padre) nelle situazioni più assurde e socialmente strambe. Ma anche se fa specie è bello tornare a Belleville, nella vecchia ferramenta, di fronte alla regina Zabo con la sua testa enorme sul corpo mingherlino nella sede delle Edizioni del Taglione.

È bello, anche se forse poco empatico, vedere che Benjamin si ritrova come sempre nel ruolo di capro espiatorio. È bello leggere, sin dalle prime pagine (quelle del rapimento di George LaPietà, scena-clou da cui parte tutto), la natura naïf ma scettica del protagonista, che non cambia mai. Ed è bello rileggere le parole geniali di Pennac, che forse hanno perso un po’ di brillantezza, ma che come sempre incollano gli occhi alla carta.

 

 

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