Cultura

Gorillaz: anima stralunata e tanta oscurità

Ecco «Humanz», il nuovo album dei Gorillaz di Damon Albarn e Jamie Hewlett. Mille collaborazioni hip-hop, tra cui Noel Gallagher
I Gorillaz hanno pubblicato il loro nuovo album - © www.giornaledibrescia.it
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gorillaz.jpgTITOLO Humanz
CANTANTE / GRUPPO Gorillaz
ETICHETTA Parlophone

 

«The Fall» verrebbe quasi da non considerarlo: era stato, nel 2011, una sorta di giochino realizzato nei tempi d’attesa negli aeroporti da Damon Albarn, anima musicale dei Gorillaz, mentre della parte grafica si occupa il fumettista Jamie Hewlett. Il «vero disco precedente», «Plastic Beach», è roba del 2010. Gran bell’album, ma poi il progetto è restato fermo. Così non si può certo dire di Damon. Che in questi anni ne ha combinate tante.

L’introspettivo e un po’ obliquo, ma bello, disco solista «Everyday Robots» e soprattutto le reunion dei Blur. Per incantare ancora Hyde Park e tutto il mondo, e per realizzare il disco (qui comanda il cuore e diciamo, ancora, bellissimo) «The Magic Whip». Ma i Gorillaz non sono mai morti. Forse perché, come ha fatto intendere lo stesso Hewlett, permettono ad Albarn di fare un po’ ciò che vuole. La sperimentazione e la contaminazione sono da sempre alla base della band-cartoon (con 2D, Murdoc, Noodle e Russel), che esiste e non esiste, se non attraverso appunto le rappresentazioni grafiche, le canzoni, gli artwork. Come al solito viene schierata una parata di featuring, specie per la parte legata agli inserti rap del disco.

Se nella sua esperienza solista Damon vedeva gli esseri umani come dei «robot», qui si torna alla visione di un mondo popolato, come suggerisce il titolo, da «Humanz». Il mood del disco è inizialmente scuro, con i beat di «Ascention» e «Strobelite». Ma la malinconia dolce e stralunata di Albarn - sebbene non con l’ispirazione di singoli come «Clint Eastwood» e «Feel Good Inc.» - c’è tutta nel singolo «Saturn Burnz». Se «Submission» porta un po’ di dolcezza con i featuring di Danny Brown e Kelela, la collaborazione (sebbene sia esplicitata solo nel booklet e non tra i titoli) più fascinosa non può che essere quella con Noel Gallagher.

La ventesima e ultima traccia del disco (se si escludono le sei canzoni della versione bonus) ospita la voce dell’ex Oasis. Ed è magia per chi ha il brit-pop nell’anima. Che s’era già sciolta anni fa quando Damon e Graham dei Blur si erano uniti a Noel per una versione di «Tender» in occasione di un concerto benefico. E anche questa canzone è bella e fila via liscia e piacevole. E dolce è anche «Busted And Blue». Molto più della complicata «Hallelujah Money» (featuring Benjamin Clementine), che era uscita come brano di più o meno velata protesta nei giorni dell’elezione di Donald Trump.

Nell’album la componente hip-hop è, se possibile, ancora più «massiva» rispetto ad altri lavori dei Gorillaz. Anche se non manca la componente che strizza l’occhio al dance-floor, come accade in «Andromeda». L’ispirazione, a nostro avviso, va e viene. Ma il disco va vissuto più come un’esperienza. Splendido come colonna sonora di un viaggio notturno in auto per strade poco illuminate. E, in definitiva, è un album per chi ha sempre amato Damon e tutto quanto ha fatto. Blur compresi. Gemme inarrivabili, loro.

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