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L'innovazione? Passare da 900 a 1.300 addetti

L’occupazione cresce se le aziende fanno investimenti: nuovi mercati, nuovi clienti, abbiamo ideato prodotti a più alto valore aggiunto
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C’è un tema - decisivo, strategico, magari anche un po’ sottaciuto - che aleggia attorno alle nuove tecnologie, al 4.0, a quello che arriva dopo l’automazione. Ed è quello del lavoro, del lavoro che verrà a mancare, dei posti di lavoro che robot, co-bot e intelligenza artificiale si mangeranno. Tema vasto a dir poco. Però è bello vedere quel che è accaduto qui, a Lovere.

I Lucchini si sono ripresi per intero l’allora Sidermeccanica nel 2007, 10 anni fa. Da allora, e in particolare a partire dal 2010, qui hanno investito 200 milioni. La fabbrica è stata praticamente rifatta. E ogni nuovo anno che arriva qui si fanno, malcontati, una trentina di milioni di investimenti. I dati, per quanto riguarda il lavoro, sono sorprendenti. Dai 900 addetti del 2007 oggi siamo a 1300.

«L’occupazione cresce se le aziende fanno investimenti. Abbiamo cercato nuovi mercati, nuovi clienti, abbiamo ideato prodotti a più alto valore aggiunto. E poi abbiamo digitalizzato il possibile», dice il presidente Giuseppe Lucchini: «Preparare il rottame, la cesta, la fusione, il colaggio, il taglio, il forno, i trattamenti termici, le lavorazioni e il montaggio: tutto - tutto - deve essere riconosciuto, identificato. E come fai se non digitalizzi? La sostanza, come detto, è nell’essere riusciti a proporre al mercato prodotti quasi personalizzati, diversi a seconda dei diversi utilizzi dei treni e delle diverse latitudini e con caratteristiche specifiche per produttori di treni, disponibili a fare anche piccoli lotti. E quindi servono investimenti sugli impianti e sul digitale.Se si trova il mix giusto l’occupazione cresce».

Milletrecento a Lovere, 200 alla Mamè di Cividate Camuno e un altro migliaio nelle controllate estere (GranBretagna, Svezia, Polonia,Belgio e SudAfrica). La Mamè (rilevata nel 2015) come si sta integrando nel Gruppo? «Stiamo lavorando. Non nascondo che il processo è più lungo di quanto sperassimo. Ma è una questione di mercato difficile. Ma siamo fiduciosi.Peraltro qualche timido segnale dai mercati sta arrivando».

Il consuntivo 2017 del Gruppo vedrà ricalcare i risultati del precedente esercizio che aveva visto ricavi consolidati per 390 milioni, un valore aggiunto di 179 milioni e un utile netto di poco superiore ai 37 milioni. Il patrimonio netto è pari a 370 milioni e l’indebitamento finanziario netto supera di poco i 40 milioni. In aggiunta c’è la collegata cinese (che fa storia a sè), la Zhibo Lucchini Railway Equipment che fattura 323 milioni con una cinquntina di milioni di utile.

 

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