GdB & Futura

Tutti dovranno essere sostenibili, ma la siderurgia ancora di più

Piccoli e grandi produttori dimostrano di aver capito la necessità di avere visione per avere futuro
ACCIAIO E SOSTENIBILITA'
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Guardano all'ambiente, agli stakeholders, ma anche alle generazioni future e quindi al lungo periodo, all'organizzazione, ai risvolti economici, ma anche a quelli sociali. Sono alcune delle risposte che le aziende della filiera dell'acciaio danno quando chiedi loro che cosa intendono per sostenibilità. A fare il sondaggio è stata Siderweb (community che dal 2001 si occupa esclusivamente di acciaio), a rispondere praticamente l'intero mondo che compone il panorama degli operatori del settore.

Ben rappresentata la filiera anche dal punto di vista dimensionale, con fatturati che vanno da oltre 1 miliardo (10% circa), fino a meno di 10 milioni (all'incirca il 5%), con lo zoccolo duro (22%) di chi dichiara un giro d'affari fra i 100 e i 250 milioni. «Il tema della sostenibilità per la filiera non è più eludibile, soprattutto oggi», Manuel Morandi, presidente Siderweb, ne è da tempo convinto. «La siderurgia - sostiene con forza - deve capire che o sarà sostenibile o non sarà proprio. Un ragionamento che vale per tutti, ma ancor più per noi: siamo energivori, dobbiamo essere accettati dalla gente e saper comunicare quello che facciamo».

E se per Morandi essere in grado di affrontare questi temi è fondamentale, anche gli attori della filiera vogliono mettersi in gioco tanto che «il 43% dichiara di essere disponibile a partecipare attivamente a gruppi di lavoro tematici - spiega Francesca Morandi di Siderweb - e poco meno del 40% vede con favore l'idea di partecipare a progetti specifici. Sta facendo breccia il concetto che se si cammina insieme si arriva più lontano».

«Innovare, innovare e ancora innovare, pensare fuori dagli schemi, fuori dal coro perché solo così si procede», ricorda Massimo Temporelli, fondatore e presidente di TheFabLab, fisico e divulgatore scientifico, durante il webinar «L'acciaio, un futuro sostenibile - I risultati della survey alla filiera» organizzato da Siderweb. Però non basta, prosegue Temporelli, «perché tutto ciò che è innovazione è "out of the box", ma se poi nella nuova scatola non ci porti gli altri serve a poco».

Così se l'82% degli intervistati dichiara di essere partito con percorsi di sostenibilità, solo il 57% afferma di comunicarli all'esterno, mentre, rivela Federico Fusari, direttore del consorzio Ricrea, «alla domanda se nel proprio ufficio si utilizzano modalità sostenibili per gestire l'operatività, a fronte di un 47% che risponde di sì, il 15% dice di no e ben il 38% non lo sa». Progetti e formazione, certificazione dei materiali, protezione dei lavoratori e salute, comunicazione e reporting gli aspetti indagati, con i primi due ad essere i più gettonati, soprattutto da chi produce.

Lo spiega la ricercatrice Maria Luisa Venuta: «Percorsi di Corporate sociale responsability (58%), progetti specifici per la riduzione dell'impatto ambientale (48%), formazione e attenzione alle persone (46%), economia circolare (45%), sono le percentuali che riguardano i produttori di gran lunga molto più avanti rispetto agli altri player». Se a fare da apripista è, come ci si poteva aspettare, chi produce, occorre però che abbiano la capacità di contaminare l'intera filiera.

Non solo perché la sostenibilità si concretizzi in pieno, ma anche, con Sergio Vergalli, docente di politica economica all'Università di Brescia, «perché guardare avanti servirà per anticipare le crisi, senza farsene travolgere come è successo in questi mesi». E aggiunge: «Certo, ora le aziende devono spegnere l'incendio, ripartire come meglio si può, ma per non perdere del tutto questa scommessa occorre sfruttare l'inerzia. Se uno strascico positivo può avere il Covid è proprio quello di guidarci con maggior vigore sul sentiero della sostenibilità».

 

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