GdB & Futura

Si chiama Bishop ed è un buon modo per cominciare con il 4.0

Una «scatoletta» in grado di fare multiconnessioni con macchine già presenti in fabbrica. E si parte
  • Fondatore.  Alessio Bernesco Làvore di Ultrafab
    Dentro l'azienda: Ultrafab
  • Multiconnessione.  La Bishop box
    Dentro l'azienda: Ultrafab
  • Realtà aumentata (archivio) - © www.giornaledibrescia.it
    Dentro l'azienda: Ultrafab
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In via Orzinuovi, fra robot artigianali appollaiati qua e là su mensole e tavoli, cinque menti con esperienza pluridecennale nel campo di software, automazione e robotica industriale hanno deciso di abbracciare una delle grosse scommesse di oggi del 4.0: avviare la trasformazione digitale nelle imprese in modo semplice e a portata di tutti. È nato così Bishop, un sistema intelligente capace di connettere le macchine di un'azienda e integrare i processi di tutti gli impianti.

A idearlo sono stati i soci di Ultrafab, startup innovativa fondata nel 2016 e vincitrice a ottobre del contest «Cambiamenti» promosso da Cna. Si tratta di una soluzione hardware e software che rileva e analizza i dati di produzione e di commessa per aumentare la produttività e l'efficienza degli impianti. Di qualunque tipo essi siano. I dati vengono infatti rilevati dalla Bishop Box, una scatola multiconnettore posizionabile direttamente sulla macchina. Grazie al microcomputer e ai collegamenti interni ed esterni, Bishop può collegare anche macchine vecchie, come i PLC di 15 anni fa, non predisposte quindi alla connessione

«I dati possono essere visualizzati in tempo reale grazie a un tablet installato sull'apparecchiatura - spiega il presidente di Ultrafab Alessio Bernesco Làvore -, ma si possono anche posizionare nel cloud e inviarli al gestionale aziendale, dove vengono analizzati con strumenti di intelligenza artificiale. Questo permette di avere il controllo del ciclo produttivo direttamente dagli uffici: dal display si possono avviare ordini di produzione, sapere quando vengono spedite le commesse e da chi, e gestire i rapporti con i clienti».

Facile da usare, con un'interfaccia chiara e immediata, il grande vantaggio di Bishop è che consente di avviare il percorso verso la fabbrica digitale con gradualità. «Lo abbiamo pensato proprio per le Pmi - conferma Bernesco Làvore -, così da avviare un processo di 4.0 agile, andando per fasi con la nostra assistenza. E con costi sostenibili». Al tempo zero, cioè dal giorno dopo l'installazione, l'azienda può già vedere i primi benefici, come il monitoraggio delle macchine in tempo reale. Dopo sei mesi, Ultrafab procede all'analisi dei dati insieme al cliente, così da studiare il funzionamento degli impianti e rilevare gli eventuali errori.

Al termine del primo anno, si incrociano i dati sulla produzione - campionati e memorizzati da Bishop - con quelli di bilancio: «In questo modo possiamo studiare la strategia migliore per aumentare la produttività, riducendo al massimo i costi». Un sistema, quindi, estremamente flessibile, che oltre ad adattarsi alle singole esigenze dei clienti rispecchia la natura poliedrica della startup.

Partner fondamentale di Ultrafab, e co-protagonista dell'avventura cominciata nel 2016, è infatti un'altra giovane società di consulenza che si occupa di robotica e automazione: Railab. «È un gemellaggio che ci rafforza reciprocamente - afferma Fabio Tampalini, docente all'Università degli Studi di Brescia e presidente di Railab -, proprio perché possiamo contare su forti competenze pratiche e teoriche da entrambe le parti».

Così nella sede di via Orzinuovi 10 c'è anche un laboratorio di digital fabrication dove si creano prototipi di robot e oggetti IoT, si stampa in 3D, si offre assistenza tecnica a qualsiasi tipo o quasi di macchinario. Insomma, una fucina di innovazione tutta made in Italy, che oggi conta su cinque membri operativi - fra cui Michele Bologna, bresciano responsabile della comunicazione di Enel Green Power - ma che mira a espandersi, consolidando nel frattempo la sua rete con il territorio, e non solo.

 

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