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Le aziende e il 4.0: l'hardware c'è, manca la formazione

L’analisi del Punto Impresa Digitale della Cdc: «Buona la dote tecnologica male la formazione»
Industria 4.0
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Bocciati no, ma neppur promossi. Rimandati. È la misura che un campione di 280 imprese bresciane si assegna dopo una autovalutazione e una analisi più approfondita sul livello di digitalizzazione della propria azienda.

Da zero a quattro siamo sul 2,2. Insufficienti e quindi bisogna applicarsi di più. La sintesi - efficace - è del PID-Punto Impresa Digitale che trova casa alla Camera di commercio di Brescia. Un osservatorio ma soprattutto un punto di riferimento per le aziende che vogliono capire a che punto sono, da dove possono partire, dove attingere consulenze e - anche - magari qualche fondo disponibile in qualche bando della Camera di commercio (fondi che, tra parentesi, ci sono).

Il PID team. Il punto su come sono messe le aziende bresciane lo si fa con il segretario generale della Cdc, Massimo Ziletti, con la coordinatrice del PID, Beatrice Nardo, e con i due operativi: Davide Tucci e Francesco Vielmi contattabili a puntoimpresadigitale@bs.camcom.it o allo 0303725346/247. Di fatto operativo dal maggio dello scorso, il team del PID Brescia ha cominciato a farsi conoscere, a trasferire alle imprese (anche alle micro) quel che il PID stesso può fare per loro, ha contattato molte aziende effettuando oltre cento colloqui mirati di accompagnamento e affiancamento sulla strada del digitale, promuovendo una cinquantina di incontri con un migliaio di partecipanti.

E, ancora, si sono stretti rapporti con le rappresentanze delle associazioni per farsi indicare da loro un referente per il PID così da trasferire in modo agevole quel che il PID stesso intende fare. Insomma: in generale un’attività di presentazione, promozione della struttura, del farsi conoscere e cominciare a fare le prime cose. Per i prossimi tre anni, il progetto con ogni probabilità andrà avanti e quindi, ragionevolmente, la messe di risultati sarà più consolante.

Va detto - ed è la considerazione comune, da Ziletti all’intero PID team - che in questo ultimo anno e mezzo è certamente aumentata la sensibilità attorno al tema digitalizzazione. Più presente nelle industrie manifatturiere, ma via via sta prendendo piede anche in altre categorie, qual è il commercio con il formidabile fenomeno dell’online.

C’è una considerazione finale che merita ampia attenzione. Nell’esaminare i risultati dell’autovalutazione delle aziende e dai colloqui mirati effettuati, emerge un dato, ovvero: quanto a dotazione tecnologica il «voto» alle aziende sarebbe sufficiente, forse anche qualcosa in più.

Dov’è, invece, che casca l’asino e quindi siamo rimandati: nel basso livello di formazione. Come si sospettava, le aziende hanno acquistato tecnologia ma restano deboli sugli aspetti della formazione che sono, naturalmente, decisivi. Ed è qui che vanno raddoppiati gli sforzi e le energie di chi deve accompagnare le imprese verso la trasformazione digitale: vale per la Cdc, vale per InnexHub, il Csmt, le associazioni di categoria.

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