GdB & Futura

«Il nostro compito non è fare ricerca, ci basta trasferirla»

Il direttore del centro tecnologico di Pordenone: «La crescita delle aziende attraverso Industria 4.0»
Franco Scolari, direttore del Polo tecnologico di Pordenone - © www.giornaledibrescia.it
Franco Scolari, direttore del Polo tecnologico di Pordenone - © www.giornaledibrescia.it
AA

Come sta cambiando l'industria della Penisola? Come vedono e vivono la trasformazione digitale i territori fuori dalla provincia bresciana? Qui inizia un viaggio del 4.0 visto dagli altri. «Non credo che ci sia molto spazio di manovra per la ricerca nell'ambito dell'Industry 4.0». Un fulmine a ciel sereno, una frase che potrebbe avere il sapore della provocazione ma che invece dà il senso più pieno di quello che è il ruolo dei tanti parchi tecnologici, dei digital innovation hub e soprattutto dei neonati competence center.

 

L'edificio che ospita il Polo - © www.giornaledibrescia.it
L'edificio che ospita il Polo - © www.giornaledibrescia.it

 

Franco Scolari, direttore generale del Polo tecnologico Andrea Galvani di Pordenone, in questo senso è cristallino. «Il nostro compito deve essere quello del trasferimento tecnologico nelle imprese non la ricerca. Quella la fanno i grandi player».

Si spieghi.
«Le nostre aziende hanno bisogno di soluzioni concrete e il ruolo di realtà come la nostra è proprio quello di fornire loro il pacchetto che più si confà alle esigenze specifiche, che sia remunerativo e aumenti la competitività. La ricerca è fondamentale ma, in questo momento, è ancora più importante saperla utilizzare in fabbrica. La vera innovazione è in mano a colossi quali Siemens o Google, o a atenei e centri veramente avanzati. Credo che in Italia i due punti di riferimento siano il Cnr-Centro nazionale delle ricerche e l’Iii-Istituto italiano di tecnologia di Genova».

Come agite voi in quest'ottica?
«In Friuli ci sono altri tre parchi come il nostro ma noi volevamo un'attribuzione distintiva, che caratterizzasse il nostro operato. Abbiamo quindi intrapreso la missione di aiutare nella trasformazione digitale le imprese che, come da voi, nel Pordenonese sono soprattutto piccole e legate all'industria. Siamo stati anche il primo polo certificato dal Mise Centro di trasferimento tecnologico Industry 4.0».

 

Il centro di trasferimento tecnologico occupa circa 4mila mq e ospita 50 aziende - © www.giornaledibrescia.it
Il centro di trasferimento tecnologico occupa circa 4mila mq e ospita 50 aziende - © www.giornaledibrescia.it

 

Qui s'inserisce la vostra bussola digitale.
«Esatto. Con questo termine abbiamo voluto indicare quel processo preliminare fatto con circa 85 aziende del territorio. Incontrando il management delle imprese abbiamo valutato il grado di maturità digitale in tutti i processi, dall'amministrazione alla produzione, creando in seguito diversi progetti in ottica 4.0. Bisognava infatti capire dove e come investire. Proprio in questo ambito siamo anche stati in grado di offrire un servizio molto amato dalle aziende cioè quello delle perizia giurata per l'iper ammortamento, la Sabatini bis e il credito d'imposta».

Il fu Piano Calenda ha quindi funzionato.
«Di certo ha fatto gola a tanti, a quelle imprese che hanno capito l'importanza di approfittarne. Loro sopravviveranno, le altre no».

Un'analisi che non lascia spazio ad interpretazioni.
«A costo di sembrare arrogante voglio dirle una massima che rispecchia il nostro modo di operare. Aiutiamo le aziende forti a diventare vincenti. La forza non si calcola attraverso i numeri, non significa avere un ebitda al 25%. Essere forti vuol dire avere propensione all'innovazione, all'internazionalizzazione e al rischio imprenditoriale. Questi elementi può averli il colosso da miliardi di euro di ricavi così come la pmi».

Si chiude quindi il cerchio e si torna alla tecnologia.
«È fondamentale metterla al servizio del tessuto produttivo e ritengo che poli come il nostro siano d'importanza basilare. Credo molto nel sistema dei parchi tecnologici e nelle relazioni fra di loro. Non a caso qualche tempo fa sono stato a Brescia per incontrare il presidente del Csmt Riccardo Trichilo».

Parliamo pure di open innovation.
«I campanilismi non servono più. In quest'ottica stiamo per presentare una startup, una joint venture con il Cnr che ha l'obiettivo di trasformare le scorie delle lavorazioni siderurgiche in materiale di riutilizzo e non in rifiuto. Insieme si può andare lontani».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia