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Da uno a dieci, Brescia è a 6,3. L’industria 4.0 fa i primi passi

A che punto è la cultura digitale nelle fabbriche? Uno studio di InnexHub in oltre 200 aziende
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Un tempo dire che si deve mantenere alta la propensione ad investire, ma dice anche che ci sono praterie da conquistare, che c’è un futuro possibile. InnexHub ha finito in questi giorni di analizzare oltre 200 assessment, ovvero delle valutazioni dopo visite e approfondimenti in altrettante aziende. Una sorta di check up fatto azienda dopo azienda per capire a che punto sono (e quindi siamo) con le tecnologie digitali. È un termometro, come si può intuire, di grande rilevanza e curiosità.

E quindi come siam messi? Non male, dice Stefano Ottolini, direttore di InnexHub, tracciando anche un consuntivo sul primo anno di attività piena del centro per l’innovazione che ha messo insieme le energie di tre province: Brescia, Mantova e Cremona con il supporto, fra gli altri, delle organizzazioni imprenditoriali e delle Camete di Commercio».

Lei dice non male, possiamo dare qualche numero?
«In una scala da 1 a 10 - continua Ottolini - abbiamo una media di 6,3».

Diciamo che siamo appena sopra la sufficienza...
«Sì, ma dobbiamo considerare che siamo appena partiti. Io vedo la cosa come positiva: interpreto questo 6,3 come il fatto che nella media le aziende sono partite, hanno cominciato una strada. Adesso si tratta di andare avanti.Il percorso è tracciato».

Lei dice mediamente e questo fa intendere scarti, magari anche importanti, fra le duecento aziende. «Certamente. Si va da un voto minimo di 4 ad un massimo di 9. Molto resta da fare».

Facciamo una rapida sintesi di quel che avete fatto nel 2018. Da dove siete partiti?
«Le linee d’aziende sono state tre. Incontrare aziende, cominciare ad avere contatti ampi. Abbiamo fatto 21 workshop per conoscere aziende e far conoscere InnexHub e le nuove tecnologie. Poi, seconda linea d’azione, fornire assessment. Misurare il livello di digitalizzazione delle aziende. Ne abbiamo fatti bel oltre duecento. E poi, terza linea d’azione, far incontrare domanda e offerta, fare da ponte fra chi aveva necessità di adeguamento digitale con chi queste tecnologie e supporti li fornisce. E qui avete fatto quel che si chiama accreditamento.

È un passaggio piuttosto inconsueto...
«Forse è inconsueto ma certo lo riteniamo utile. Ovvero: abbiamo rilasciato una quarantina di accreditamenti di qualità. Uno dei problemi delle aziende in questa fase è di essere un po’ frastornate, di dover capire da dove e con chi cominciare. Questo è l’accreditamento: diciamo alle aziende che alcuni fornitori hanno requisiti di qualità. Poi ognuno è libero di scegliere chi vuole, naturalmente. Mi piace ricordare, però, che chi attinge a questa sorta di albo di fornitori qualificati beneficia del sostegno delle Cdc».

E questo per lo scorso anno. Nel 2019 come vi muoverete?
«Stiamo facendo le stesse cose con l’aggiunta di una serie di approfondimenti su temi specifici, come l’A.I., la realtà aumentata e la stampa 3D. In senso ampio, InnexHub sta costruendo un proprio Crm con il quale potrà "leggere" le esigenze delle aziende e quindi chiederemo ai fornitori qualificati un assessment dedicato. E’ un lavoro che parte, mi ripeto».

Che tipo di reazioni sta registrando. Le grandi aziende, ad esempio, come reagiscono a questa collaborazione che chiedete?
«Direi che l’impatto è positivo. Credo di poter dire che un po’ in tutti c’è la convinzione che questa è una sfida che tocca i grandi ma deve coinvolgere anche i piccoli. InnexHub non deve lasciare indietro nessuno. Quelli bravi devono aprire un po’ la loro fabbrica, almeno alla filiera: non posso immaginare di essere una eccellenza e di avere intorno il deserto. L’apertura ci deve essere e ci deve essere la risposta delle aziende che ruotano attorno alle grandi. Ce la faremo».

 

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