Una storia familiare che emoziona e che commuove

AA

«Tu non ci credere mai» di Alessandro Marchi, ed. libro/mania: ho letto con molta emozione e grande commozione questo libro, giustamente premiato e offerto in vendita con il Giornale di Brescia. La vicenda del protagonista, Aldo, mette in risalto innanzitutto grandi valori: il valore della famiglia fondata sull’amore vero e una grande stima reciproca tra i coniugi, sull’apertura alla vita - nonostante le strettezze della povertà che sempre una guerra porta con sé -; di una famiglia fondata sulle tenerezze e le attenzioni che una mamma deve sempre avere verso i suoi figli, verso il marito, ma anche verso i suoceri e parenti vari, e chiunque bussasse alla porta... La figura di Carolina, moglie di Aldo, chiede di inginocchiarsi davanti alla sua generosità, alle sue fatiche, alla sua capacità di sacrificio (non a caso si sacrificherà fino a dare la vita), al suo silenzio talvolta sofferto, alla sua accoglienza di un leggero handicap che in ogni caso non la vede mai ripiegata su se stessa. Famiglia d’altri tempi, si dirà, in ogni caso famiglia solida, dove l’amore dura per sempre e resta vivo e fresco anche dopo la morte. Eppure questa famiglia non è ideale, nel senso che si scontra e cresce tra numerose difficoltà; al suo interno i membri non sono perfetti e la convivenza è difficile, ma tutto viene sempre superato dall’amore che cerca più il bene dell’altro che di se stesso. Un altro grande messaggio che questo libro ci regala è la condanna del colonialismo e della guerra, perché alla base di entrambi ci stanno l’egoismo, il volere di più (non importa se appartiene ad altri), l’orgoglio, il disprezzo della vita altrui (tanto più se di razza diversa). Ho trovato, poi, agghiaccianti le pagine dedicate alla reclusione in manicomio del protagonista. Le sue crisi epilettiche, scambiate per pazzia, gli sono costate numerosi e allucinanti elettroshock e camicie di forza, ma soprattutto la sottrazione dei suoi tre figli. Questo spaccato dettagliato sugli ospedali psichiatrici di allora deve farci memori anche del tanto dolore inflitto per ignoranza, e sempre per indifferenza verso chi soffre. Questo libro mi ha detto, con le parole di San Paolo VI, che tutti dobbiamo crescere in umanità, se vogliamo stare tutti meglio tra gli uomini nostri fratelli. Il protagonista ha dovuto arrendersi alle molte traversie della vita, ma la sua volontà lucida e il suo amore per i figli non sono mai venuti meno, perché così opera il vero amore. E se ti vengono dei dubbi in proposito, «Tu non ci credere mai». Grazie, Giornale di Brescia, per questo dono straordinario!

// Suor Maria Cecilia
Brescia

Gentile suor Maria Cecilia, ci perdoneranno i lettori se la sua «recensione» sotto forma di lettera può apparire una pubblicità al libro in vendita con il GdB. Ma sono stati proprio emozione e commozione i sentimenti che hanno convinto a suo tempo anche il giornale a scommettere sul volume che ha vinto - lo ricordiamo - la seconda edizione del concorso nazionale «Fai viaggiare la tua storia», promosso da Autogrill e Libromania (nel 2017 lo vinse la bresciana Irma Cantoni con «Il bosco di Mila»). E per l’intensità della storia che viene narrata, l’avventura letteraria di «Tu non ci credere mai», già alimentata dal passaparola di chi lo ha letto, non si esaurirà - ne sono certo - con l’iniziativa del GdB che ancora fino a fine mese propone l’abbinata giornale-libro in promozione nelle edicole. (g. c.)

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