Se la burocrazia blocca l’ascensore al mio amico malato

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Un carissimo amico, affetto da una malattia degenerativa che sta progressivamente riducendo la sua capacità motoria di deambulazione, e che per sfortuna sua abita al primo piano di una villetta di sua proprietà, (sita in una zona di Brescia molto defilata, non stiamo parlando del centro storico ma della prima periferia, e non su una strada ad alto passaggio) si è attivato qualche mese fa presso ditta competente e studio tecnico di ingegneria per la costruzione di un ascensore esterno nel proprio giardinetto, ad uso esclusivo e privato, che gli consenta di superare la rampa di scale che ogni giorno sembra per lui sempre più lunga e più ripida. Nel frattempo, gli è stata riconosciuta una invalidità al 100%, cosa che, secondo logica, avrebbe dovuto in qualche modo accelerare l’iter burocratico della concessione dei permessi relativi alla costruzione dell’ascensore: ma naturalmente questo non interessa al solerte funzionario incaricato della gestione della pratica. Il Giovedì santo l’amico si è visto recapitare dal Comune, settore edilizia, una lettera nella quale si chiedono un mucchio di documenti ad integrazione di quanto già presentato dallo studio tecnico (e non l’ultimo studio tecnico di Brescia), tra i quali, udite udite, «parere della Soprintendenza dei beni archeologici...» «rappresentazione tridimensionale dello stato del progetto... con foto, inserimenti... rendering... al fine della proposta progettuale da parte della commissione per il paesaggio»... «dovrà essere opportunamente motivata e giustificata la deroga... circa la reale impossibilità di osservanza delle distanze minime dai confini di proprietà»... «dovrà essere depositata apposita comunicazione di deposito sismico ai sensi dell’art. bla bla bla...» e giù una sfliza di parole in burocratichese. Il tutto, naturalmente tassativamente entro 15 giorni dal ricevimento, pena l’archiviazione di tutta la pratica già avviata. E questo solerte e preciso funzionario, dopo aver firmato la lettera con un elegante svolazzo, si sarà sentito fiero di aver vigilato per impedire un possibile scempio al patrimonio architettonico della città, (ah... se un suo collega avesse vigilato un po’ di più quando è stato approvato il progetto di quella schifezza assoluta di costruzione sopra al centro Freccia Rossa); fiero di aver evitato un possibile furto o danneggiamento di preziosi reperti archeologici sotterrati magari da qualche nostro antenato proprio lì, in quei tre metri quadri di periferia necessari alla costruzione dell’ascensore e che sono nel giardino della casa, proprio a contatto del muro della villetta costruita 50 anni fa, dove magari, facendo le fondamenta allora, si sarebbe già trovato qualcosa di antico se ci fosse stato (ed il pensiero va inevitabilmente a tutti i reperti trovati e distrutti nella costruzione della metropolitana qualche anno fa); fiero di aver posto con teutonica precisione i 15 giorni come limite invalicabile (e quanti mesi o anni ci vogliono da parte della Pubblica amministrazione per ottenere un semplice permesso una volta presentati tutti i documenti richiesti??). Burocrazia sorda e grigia (parafrasando qualcuno), Pubblica amministrazione che si circonda di norme, leggi, regolamenti, giustificazioni formalmente ineccepibili ma che sono in grado di impedire ad una persona di arrivare a casa propria, e che non solo non aiuta, ma mette ulteriori bastoni tra le gambe di chi già ha difficoltà a muoverle da solo. Burocrazia che si autoalimenta, si automantiene, si autogiustifica creando sempre nuovi ostacoli al vivere comune, che è in grado, tanto per fare un altro esempio, dopo 18 mesi dall’ultimo terremoto, di bloccare le opere di ricostruzione, per le quali un mucchio di cittadini hanno offerto spontaneamente sold.i Che amarezza, che senso di impotenza, che voglia ribellarsi a tutto questo.

// Massimo Panizza
Brescia
Gentile Panizza, comprendo la sua amarezza di fronte a una comunicazione ufficiale che ritarda, speriamo il meno possibile, la soluzione di un problema che per il suo amico è di vitale (in senso stretto) importanza. E forse, senza forzature a leggi o regolamenti vari, qualche deroga andrebbe prevista e attuata - almeno in fatto di tempi - per persone in situazioni esistenziali già così complicate. Non voglio infierire oltre su chi, per incombenza d’ufficio, ha dovuto vergare quella lettera in «burocratichese»: probabilmente la burocrazia (e la normativa) ha delle ragioni che alla ragione non è dato conoscere, per parafrasare ironicamente una celebre frase di Pascal. Ma tornando all’assunto, da subito il GdB s’impegna ad andare a fondo al più presto di questa vicenda, per aiutare a risolvere, se possibile, il problema e più in generale perché in futuro persone che malauguratamente si ritrovassero nelle condizioni del suo amico, non debbano affrontare un’analoga odissea. (g.c.)

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