Prigionieri di un linguaggio da pensiero unico

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Linguaggio che imprigiona. L’onda negativa del conformismo e della assuefazione si è impadronita del linguaggio quotidiano e, da linguaggio è salita al pensiero. E sta diventando «pensiero unico», piatta ideologia dominante.Il giornalismo spesso prostituito all’audience, la comunicazione, fedele seguace dell’ovvietà e il chiacchiericcio pettegolo che cerca di non uscire dal coro, si sono tacitamente accordati al fine di utilizzare le stesse frasi e le stesse allocuzioni: non arrivare alla fine del mese; non si va da nessuna parte; scendere in campo; attenzione allo spread; fare un passo indietro, ecc. Questi modi di dire e queste parole, non restano solo parole ma divengono concetti e convinzioni che ossessionano e imprigionano il libero pensare. Proviamo a sparigliare frasi e parole. Spread: parola/tormento. Non è lo «spread televisivo» quello che è giusto sia in cima ai nostri pensieri. È indubbio che la differenza con i bund tedeschi sia importante, ma altre due differenze (spread) vanno messe al primo posto, e sono i due spread che stanno massacrando la nostra vita di comunità: la differenza fra pensione minima e pensioni da 93.000 euro al mese e la rilevantissima disparità tra il costo del lavoro in Italia e quello di altri Paesi del Nord Europa (sei volte di più il nostro). Questi sono gli spread che possono e devono ossessionarci! Scendere in campo. Non è la frase in sé, ma la sua ossessiva ripetizione che contribuisce a far apparire l’impegno politico e civico quasi un gioco. Fare un passo indietro. Frase che spesso sostituisce e nasconde un’altra realtà, cioè «mi ritiro perché ho sbagliato,mi scuso e lasciò spazio a persone più degne»: questo in realtà è il mio passo indietro! Forse è il momento di dare un senso e un contenuto alle parole e, finalmente, di porsi fuori dal coro.
Sandro Belli Bresciacittagrande

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