Le ragazzine in gita, il severo bigliettaio e Gardaland in fumo

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Sono la mamma di una ragazzina di 14 anni che qualche giorno fa si è recata in treno a Gardaland con tre compagne per festeggiare la pagella. Le quattro amiche, munite di regolare biglietto del treno regionale Trenord dell’importo di 4,80 euro, non sapevano che il titolo di viaggio andava vidimato. Tra una risata e una canzone, è arrivato lo zelante controllore che, dopo averle intimidite prospettando di condurle alla Polizia ferroviaria per «fare il verbale» ed irrogare una sanzione pesante, le ha multate seduta stante, della sanzione legalmente prevista, di 40 euro circa per ciascuna... non senza far valere la sua autorità di fronte ai furbetti e malfattori. Le poverine, impaurite ed ammutolite, hanno pagato la multa e se ne sono tornate a casa, non avendo più né soldi né animo di festeggiare. Credo che un semplice rimprovero o al limite una sola multa per tutte e 4 avrebbe sortito medesimo effetto sanzionatorio senza l’inutile umiliazione. Desidero ringraziare le ferrovie Trenord per l’efficienza e la sollecitudine dei suoi addetti che di fronte allo scempio di treni sporchi e spesso occupati abusivamente non muovono un dito, salvo poi alzare la voce di fronte a quattro quattordicenni in gita.

// Celidea D’Ambrosio
Brescia
Gentile lettrice, l’ignoranza della legge - si sa - non è una scusante, e quindi: «dura lex sed lex». Fin qui non c’è nulla da obiettare al controllore che non ha fatto altro che il suo dovere. Ma i nostri latini suggerivano pure che «est modus in rebus», c’è una misura nelle cose: forse con le quattro ragazzine, magari al primo viaggio da sole in treno, «cum grano salis» si poteva vidimare seduta stante il titolo di viaggio, di cui comunque erano munite, invitandole con un paterno richiamo a ricordarsi di obliterare il biglietto prima di salire sul treno al successivo viaggio. Non sarebbe stato un bel biglietto... da visita da investire per incentivare delle utenti in erba a tornare a viaggiare in treno? Di sicuro avrebbe scongiurato la sgradevole sensazione con cui si chiude invece la lettera della mamma. (g.c.)

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