L’idea fallimentare di una scuola militarizzata

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Abbiamo letto l’articolo pubblicato nell'edizione del 25 marzo sulle regole militari a scuola. È Sorprendente la contraddizione con il mondo reale della proposta militarista. Con l’idea sciagurata che la difesa ci venga dalla «obbedienza alle regole», dal «signorsì, signore!», dimostra la dimenticata conoscenza storica di cosa è successo nelle scuole in cui per imposizione entravano le regole militari. Non ci è bastato il «libro e moschetto», ora la novità diventa «internet e mitragliatore»? Ci si lamenta che nelle scuole i ragazzi non imparano più a leggere e a scrivere. Che fare? Addestriamoli a marciare! Il bullismo è un fenomeno sempre più preoccupante. Che fare? Torniamo alle giuste regole del buon vecchio nonnismo di militaresca e virile memoria! Ci dicono che non dovremmo ironizzare su questo argomento così serio. Ma la questione è troppo grottesca per essere seria. Quali sono le sicurezze che ci possono venir date da un addestramento di tipo militare? Quali sono i pericoli da cui difenderci nella nostra società? Mancanza di lavoro, terremoti, alluvioni, corruzione, inquinamento, femminicidio ecc… Raccontiamo ai ragazzi che da tutto ciò ci si difende con un bell’addestramento in marcia ben allineati, un’emozionante giro sul carrarmato o qualche sparo con un vero fucile? Aggiorniamo gli studenti italiani informandoli che l’Italia distrutta dalla guerra è stata fondata sulle forze armate e non sul lavoro e la sovranità popolare come pretende la Costituzione? Sorprende che l’assessore Morelli si compiaccia di questa formazione militarista nelle scuole. Che titolo hanno degli ex sottoufficiali per educare alla difesa? Quale difesa? Sono stati addestrati solo ad una difesa armata, distruttiva per definizione. L’assessore dovrebbe sapere che l’articolo 52 della nostra Costituzione (la difesa è sacro dovere del cittadino) è stato riconosciuto anche nell’accezione non militare da una sentenza della Corte Costituzionale già dal 1985. La difesa della Patria si fa in tanti altri modi, tutti di competenza non militare. Sappiamo che «incautamente» si sono fatti accordi ministeriali che, ignorando il significato costituzionale di difesa della Patria, riducono tutto alla logica militarista e alla presenza dell’Esercito nella formazione scolastica. Allora, se l’ordine ci viene dall'alto, don Lorenzo Milani ci insegna che «l’obbedienza non è più una virtù». Vogliamo parlare di difesa sociale? Dunque, facciamo partecipare nella scuola associazioni, gruppi che da decine di anni si interessano di risoluzione pacifica e nonviolenta dei conflitti interpersonali, di interventi di prevenzione, di protezione civile, di accompagnamenti di persone minacciate, di difesa dei diritti civili, di lotta alla mafia, dei corpi civili di pace e di interventi di pacificazione nelle zone interessate da conflitti armati, ecc. Insomma educhiamo a conoscere tutto ciò di vivo e positivo che per la pace e la convivenza di tutti si muove nella nostra società. Usciamo dal fallimentare luogo comune che riduce la difesa e la sicurezza solo all’opzione armata.

// Adriano Moratto
Brescia

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