Da campo e spalti un amore sincero per le rondinelle

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Sono un ex calciatore delle rondinelle, sono cresciuto nelle squadre giovanili, ho coronato il sogno di esordire in prima squadra, ho vinto un campionato di serie B e sono pure retrocesso, ho esordito in serie A, da dirigente ho vinto un angloitaliano e due campionati di B, ma nel cuore porto sempre i colori biancazzurri e la V sul petto. Ho giocato al Rigamonti diversi anni ma da allora questo è rimasto uno stadio decadente veramente brutto, perciò ho deciso di non metterci più piede finché qualcuno non si degnerà di dare al Brescia il palcoscenico che si merita. Ecco tutti questi ricordi ora sono stati infangati da un signore che ha deciso di annientare una società di (114 anni!) con una storia infinita fatta di tante gioie ed altrettanti dolori; ha deciso di togliere alla gente, ai tifosi un’appartenenza intima e di pelle; ha frantumato il sogno di tanti ragazzini che avrebbero sognato come me di calcare l’erba del Rigamonti, distruggendo uno dei vivai più importanti del panorama italiano; ha tentato di togliere dalla storia della società la leggende del Brescia lasciandole in cassetto mai aperto, leggende che tutte le altre società tengono vive per testimoniare l’amore dei calciatori più importanti e legare a sé le generazioni a venire. Quando è arrivato a Brescia ho pensato: «Forse è arrivato un presidente che conosce il calcio». Non ha mai legato con la gente, con la città e tutta la provincia. Ora non vedo l’ora che se ne vada, ha fatto terra bruciata intorno a sé, ma io mi chiedo: perché? Anche se le istituzioni, la politica e gli imprenditori del territorio bresciano non sono stati accanto, se non pochi, perché ha lasciato che tutto ciò finisse in questo modo sciagurato? Caro signore, lasci con un minimo di dignità questa città e chieda scusa almeno, sappia che non la ricorderemo, anzi la ricorderemo come l’artefice del momento più buio e disgustoso della Nostra Storia Biancazzurra.

Alessandro Quaggiotto
Il caro e compianto Gino dopo la giornata di venerdì si starà rivoltando nella tomba. Lui che ha dato corpo, anima e cuore per il suo Brescia. Ha compiuto degli errori, certo è vero, ed è stato anche parecchio sfortunato, ma ha sempre onorato quella maglia biancoblu, con la rondine sul petto, portando il Brescia Calcio 1911 a diventare una grande o piccola squadra, altalenante tra anni di serie B e di serie A, ma mai a un inglorioso tramonto. Da qui sono passati grandi campioni, bravi allenatori, e tanti giovani sono cresciuti diventando poi fuoriclasse nel mondo del pallone nazionale e internazionale. Ieri con Cellino si è assistito al dramma più grande di questa città, il fallimento del Brescia Calcio 1911, una vicenda che ha dell’incredibile e che ha posto fine a 114 anni di storia. Ma la Leonessa d’Italia, ferrea e mai doma, saprà risorgere dalle ceneri, aspettiamoci giorni migliori e infrastrutture moderne ed efficienti in cui poter gioire e giocare al calcio del pallone. Forza Brescia.
Emanuele Manessi
Due contributi, tra i tanti, per condividere amarezze ma anche voglia di riscatto. Brescia come l’Araba Fenice, sempre e comunque. Rinasceremo dalle ceneri. Ci vogliamo credere. Per il calcio, per la città intera, per i bresciani. Auspicando quel colpo di reni collettivo capace di onorare la storia, riscrivere il presente e vivere con rinnovato entusiasmo il futuro. Stasera, a palazzo Loggia, iniziano le grandi manovre per il riscatto. Le seguiremo con attenzione, responsabilità e rispetto. (n.v.)

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