Addio a Guido Baruffi, un vero socialista

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La scorsa settimana è mancato un grande socialista, un grande uomo, un amico. Con lui e con altri amici abbiamo trascorso molto tempo, abbiamo discusso, ragionato, soprattutto negli ultimi anni, su come ricostruire una forza socialista, laica e libera dagli schemi novecenteschi del socialismo. Guido Baruffi è stato capace di trasmettere le idee del socialismo ovunque abbia operato, in una vita di militanza, sempre animato dallo spirito egualitario della sua giovinezza, non dicendo mai di no a chi gli domandava un parere illuminato o a chi gli chiedeva conto della sua attività istituzionale. Il mio ricordo va alle ultime discussioni su: «global sì, global no» e quindi sull’apertura delle frontiere al commercio mondiale, vista la sua predilezione per rapporti commerciali sempre più stretti, dopo la caduta del muro di Berlino, con la Russia, di cui era divenuto uno specialista ed un esperto nei rapporti commerciali. Guido ci rimarrà nel cuore. Ci mancheranno la sua passione, la sua coerenza e il suo essere socialista tutto d’un pezzo. Guido Baruffi è stato un appassionato interprete della politica e delle idee di Craxi in campo nazionale e di Sergio Moroni a Brescia. Accanto alla promozione del commercio nelle sue forme anticapitaliste, ha portato avanti negli anni anche campagne per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone in difficoltà, da uomo politico capace di grandi scelte e anche di un’ampia visione del futuro, da sviluppare partendo dalla presente realtà. È stato una presenza appassionata nel panorama civile e politico regionale, più che locale, ma spero che Manerbio, paese che lo ha visto nascere 71 anni fa, lo ricordi come merita. I socialisti bresciani hanno perduto «un amico e un compagno», di cui hanno saputo apprezzare nel tempo l’originalità e la passione che metteva nelle sue idee, facendone un indiscusso punto di riferimento. Io l’ho conosciuto nel famoso ’68, dopo che era stato licenziato dalla Marzotto, perché dava fastidio alla direzione il suo impegno di sindacalista della C.g.i.l. Lo ebbi compagno di lavoro al Calzaturificio Ge.Mor di Verolanuova, dove riscosse subito la mia stima, la mia fiducia ed anche quella degli altri lavoratori, diventando presto nostro rappresentante sindacale e, personalmente, il mio punto di riferimento politico e sindacale. Dopo alcuni anni, il salto di qualità. Venne chiamato infatti dal sindacato provinciale a svolgere per alcuni anni il ruolo di funzionario della Fillea-Cgil. Fu eletto in seguito segretario provinciale del P.s.i. bresciano, carica che ricoprì con grande capacità ed onore per molti anni. Contemporaneamente negli anni ’80, fu eletto consigliere comunale e capo-gruppo a Manerbio per due tornate elettorali, mentre successivamente negli anni ’90 divenne consigliere regionale per due legislature. Come si vede, molteplici attività ed incarichi di prestigio quelli succedutisi per lui negli anni ma, nonostante ciò, era rimasto la persona semplice di sempre: un uomo che si era fatto da solo, un autodidatta che era riuscito ad arricchire e ad elaborare la conoscenza nei più svariati campi, aiutato, da accanito lettore di libri, dalla sua inesauribile sete di sapere e da una innata curiosità. Ma quel male incurabile che l’ha portato via non poteva sapere che un uomo così non si può annientare in nessun modo, perché resterà sempre un simbolo per tutti noi che l’abbiamo conosciuto.

// Luigi Andoni
Manerbio

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