Italia e Estero

Venezia cerca la normalità: «Non dimenticateci»

Ritorno al supermarket, ripresa della raccolta rifiuti Gru a rimuovere le barche «spiaggiate» o distrutte
  • Venezia riparte dopo l'acqua alta
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Ieri c’era il pane fresco: è questo uno dei segni se non del ritorno alla normalità - che richiederà tempo, soldi e lavoro - almeno della fine dell’emergenza dopo giornate drammatiche di acqua alta. Le scuole hanno riaperto, i supermercati, chiusi da tre giorni, altrettanto, e Veritas ha ricominciato a fare la raccolta della spazzatura porta a porta e anche della miriade di elettrodomestici ormai fuori uso che i veneziani hanno iniziato a mettere in strada.

A Burano - una delle isole più colpite - è la protezione civile ad occuparsi della raccolta di frigoriferi e simili. «Ci abbiamo riempito una barca - ha spiegato Filippo Lazzarino -. È un modo per togliere alla gente il senso dell’impotenza per quanto è successo, perché l’acqua non la ferma nessuno». La protezione civile si è occupata di monitorare sull’isola anche 150 anziani, di tagliare i rami d’albero pericolanti, mentre per rimuovere le barche affondate, distrutte o ’parcheggiate’ sulla riva si dovrà aspettare la gru. Il sindaco-commissario Luigi Brugnaro ha voluto visitare l’isola e anche Torcello che, per usare le parole del prefetto Vittorio Zappalorto, «sono state martoriate».

Il sindaco si è fermato a parlare con i negozianti che hanno raccontato di giornate a combattere con l’acqua. Federica ha continuato a scoparla fuori dal suo panificio-pasticceria per evitare che il livello nel negozio si alzasse troppo. Luigi non ha dormito per giorni e il loro racconto è lo stesso di tanti altri, che come loro hanno comunque aperto i negozi. Il sindaco ha ricordato a tutti di segnalare i danni che hanno subito. Per questo oggi saranno presentati i formulari per i rimborsi e Brugnaro ha spiegato che si sta lavorando per un accordo con strutture come i caf per avere personale che assista nella compilazione.

«Siamo concentrati sul fronte della popolazione» ha assicurato. E la popolazione prova a tirare un sospiro di sollievo. «Ci stiamo leccando le ferite» ha sintetizzato il prefetto chiedendo «fatti. Basta chiacchiere, scuse e ritardi. Diamoci tutti da fare». E non si può dire che i veneziani restino con le mani in mano. La consigliera comunale Francesca Rogliani ha chiamato alcuni grossisti di elettrodomestici per chiedere se hanno merce da dare a Pellestrina, forse l’isola più colpita.

Elettricisti e tecnici si sono mossi tutto il giorno per la città con previsioni di lavorare fino a notte fonda. All’Idrotermica Zetali hanno ricevuto chiamate «per tanti interventi. Ne abbiamo fatti molti ma ora dobbiamo mettere a posto qui», hanno detto mentre spostavano e asciugavano materiale nel magazzino. Danni alle fondamenta. Alla pasticceria Rosa Salva, una istituzione veneziana, hanno come di consueto esposto le paste, ma solo quelle secche, senza crema, perché il frigorifero che era in basso non funziona ancora. Ed è in quell’avverbio, ancora, che si capisce la tenacia di chi vive a Venezia nonostante le difficoltà.

I danni maggiori, quelli alle fondamenta, ha spiegato il prefetto, si potranno quantificare solo fra qualche mese. E per questo è importante «mantenere l’attenzione alta». Intanto la solidarietà, anche internazionale, non manca, anzi. I primi canali ufficiali sono stati il numero di sms solidale 45500 della Protezione civile nazionale. Offerte possibili su numerosi conti correnti, tra i quali quello del Comune di Venezia. L’università di Cà Foscari ha lanciato una campagna di raccolta fondi online sulla sua piattaforma di fundraising, che in tre giorni ha raccolto 30 mila euro; per l’isola di San Servolo, sede del Collegio Internazionale, sono già stati raccolti 4.700 euro. Anche la rete delle ambasciate italiane all’estero è attivata. E in meno di 24 ore l’ambasciata italiana di Mosca ha già raccolto un milione di euro di promesse donazioni.

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