Italia e Estero

Roma a rischio emergenza sanitaria per il caos dei rifiuti

Capitale ostaggio della monnezza: l'Ordine dei medici lancia l'allarme sanitario, mentre i presidi sono pronti a chiudere le scuole
  • Caos rifiuti a Roma
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Servono soluzioni immediate o Roma rischia «l'emergenza sanitaria: non c'è tempo da perdere». Dopo le dimissioni del cda di Ama, l'azienda dei rifiuti della Capitale, è l'Ordine dei medici a lanciare l'allarme: bisogna fare di tutto per evitare che l'immondizia si accumuli in particolare «nei pressi di scuole, ospedali, luoghi pubblici». E all'appello dei medici si aggiungono i presidi: le Asl, chiedono, facciano i loro controlli e valutino la chiusura degli istituti, perché è a repentaglio «la salute dei bambini, dei ragazzi, degli insegnanti e dei genitori». L'associazione nazionale presidi di Roma è in allarme perché «i rifiuti abbandonati presso gli edifici scolastici o all'interno dei cortili sta aggravandosi di giorno in giorno». 

Il tutto aggravato «dallo scorrazzare di animali delle più varie tipologie (uccelli, gatti, cani, topi, ecc.)» e aggravato dalle recenti piogge che hanno trasformato «in ruscelli maleodoranti molti rifiuti che si riversano per le strade». 

La sindaca di Roma Virginia Raggi da parte sua già ha già sostituito il vertice uscente con un amministratore unico, Stefano Zaghis. Primo giorno di lavoro per lui: ora bisogna ripulire nel minor tempo possibile la città. Intanto ha incontrato l'assessore al Bilancio Gianni Lemmetti e il dg Franco Giampaoletti per discutere dei conti dell'azienda. In Campidoglio sul famigerato bilancio 2017, tra i motivi dello scontro con Ama, e i suoi contesi crediti cimiteriali la linea resta sempre la stessa: «Non si scende a patti con la legalità - filtra da Palazzo Senatorio -. I bilanci veritieri sono il presupposto per il rilancio dell' azienda, perché altrimenti non verranno mai approvati».

 La proroga dell'ordinanza regionale, su cui ieri Zaghis si è concentrato, consente il trattamento dei rifiuti negli impianti del Lazio per altri 15 giorni: troppo pochi secondo la sindaca, sufficienti invece per la Regione Lazio che calcola che a metà ottobre, con gli accordi con Abruzzo e Marche operativi e soprattutto con il ritorno in attività degli impianti di Malagrotta, il fabbisogno cittadino sarà coperto. A via Cristoforo Colombo si attende dunque la convocazione del tavolo del ministro dell'Ambiente Sergio Costa. 

Servono soluzioni, a breve, medio e lungo termine, e ne è convinta anche la presidente uscente di Ama Luisa Melara, che dopo la durissima lettera di dimissioni, è tornata a togliersi stamattina qualche sasso dalle scarpe: «Se non si pianifica un piano d'emergenza con azioni straordinarie lì dove tutti quanti devono fare la loro parte, siamo morti - ha detto -. La sindaca? Non la sento da agosto». Melara riferisce inoltre che, di fronte al diniego di alcuni impianti ad accogliere la spazzatura di Roma, era pronta a soluzioni drastiche: la requisizione degli impianti, chiedere alla procura «interventi coercitivi», persino legarsi ai cancelli («ho comprato le catene, lo sa tutta l'azienda»), ma, lascia intendere, le è mancato il supporto dal Comune. E poi c'è un'altra ex che ieri ha voluto dire la sua: Vanessa Ranieri, membro del precedente cda di Lorenzo Bagnacani che la sindaca licenziò proprio per via del bilancio 2017. La manager sospetta che dietro all'«insistente richiesta del Comune di cambiare numeri che avrebbero determinato il rosso dell'Ama» potesse esserci l'obiettivo di rimettere a bando il servizio, a tutto favore di eventuali privati, lasciando ad Ama «solo gli spazzini». Ipotesi che però dal Campidoglio rimandano al mittente: la volontà dell'amministrazione è che «Ama sia e resti pubblica: nessuna privatizzazione, come già detto ai sindacati».

 

 

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