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Myanmar, Aung San Suu Kyi condannata a 4 anni di reclusione

Il Nobel per la pace birmana si trova in stato di arresto nella capitale dal febbraio scorso, in seguito al golpe dei generali.
La leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
La leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
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Il Nobel per la pace e leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi è stata condannata da un tribunale del Myanmar a 4 anni di prigione per le accuse di incitamento al dissenso contro i militari e violazione delle misure anti Covid. Lo ha annunciato un portavoce della giunta militare. Suu Kyi «è stata condannata a due anni di reclusione ai sensi della sezione 505(b) e a due anni di reclusione ai sensi della legge sui disastri naturali», ha detto il portavoce della giunta Zaw Min Tun. La leader dell'opposizione in Myanmar, si trova in carcere dal febbraio scorso, dopo il golpe in cui i generali dell'esercito si erano impadroniti militarmente del potere.  

Non mancano le reazioni internazionali, dagli USA all'Onu, fino ad arrivare al nostro Paese dove Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato della Camera sui diritti umani nel mondo, ha commentato così la notizia sui social : «Far morire dissidenti in carcere è la strategia del regime in Myanmar contro oppositori come Aung San Suu Kyi. Condannata con false accuse che potrebbero costarle fino a 104 anni di carcere. La comunità internazionale faccia di tutto per sostenere il popolo birmano».

La Gran Bretagna ha definito la doppia condanna «un altro spaventoso tentativo del regime militare di soffocare l'opposizione e sopprimere la libertà e la democrazia», mentre l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha parlato di «processo truccato» e di sentenza «motivata politicamente». Laura Boldrini, presidente del Comitato della Camera sui diritti umani nel mondo, ha esortato la comunità internazionale a fare «di tutto per sostenere il popolo birmano». Mentre gli Stati Uniti, con il Segretario di Stato Antony Blinken, hanno liquidato la sentenza come «un affronto alla giustizia». Non è chiaro dove Suu Kyi dovrà scontare la condanna, anche se la giunta militare ha rassicurato che non sarà un carcere. Dal colpo di stato del primo febbraio è detenuta in una residenza segreta nella capitale Naypyidaw, con limitato accesso ad avvocati a cui è stato intimato di non parlare con i giornalisti, e neanche a diplomatici stranieri è stato concesso di vedere la leader. 

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