Italia e Estero

Inps, l'aumento di stipendio di Tridico fra polemiche e smentite

Timide difese dalla maggioranza, assalti al vetriolo del centrodestra e la replica del diretto interessato: «Non l'ho deciso io»
Il presidente dell'Inps Pasquale Tridico - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Il presidente dell'Inps Pasquale Tridico - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Dopo gli attacchi per i ritardi sul pagamento della cig, per il caos delle partite iva e le critiche per la gestione dei cosiddetti «furbetti del bonus», Pasquale Tridico torna nell'occhio del ciclone della polemica politica. Questa volta per un aumento di stipendio che il presidente dell'Inps avrebbe ottenuto - anche con effetto retroattivo - grazie ad un decreto interministeriale, firmato lo scorso 7 agosto dalla ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo e dal collega dell'Economia, Roberto Gualtieri.

Un aumento che, come riportato da La Repubblica di ieri, vedrebbe più che raddoppiati - dagli attuali 62mila a 150mila euro annui - gli emolumenti del presidente dell'Inps. La notizia - che registra una precisazione della Direzione Risorse Umane dell'Inps sulla non corresponsione a Tridico di compensi arretrati - trova immediatamente terreno fertile tra le opposizioni già duramente schierate contro i vertici dell'Istituto e che apre un vero e proprio fuoco di fila contro Tridico con un unico comune denominatore: dimissioni subito.

La maggioranza, sostanzialmente, tace. Il governo, con Conte e Di Maio, risponde con telegrammi: «Non ero informato di questa vicenda: ovviamente ho chiesto accertamenti perché vorrei approfondire la questione. Permettetemi di comprenderla bene poi formulerò una valutazione più compiuta», rinvia dal Festival dell'Economia di Trento il premier. Così come fa lo stesso ministro degli Esteri che promette di «chiedere chiarimenti nelle prossime ore». Un atteggiamento che la bresciana Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera, non manca di stigmatizzare in un tweet: «Grillo e Di Maio hanno perso la lingua oppure per loro è tutto ok?».

Il capo politico del movimento, Vito Crimi, è il solo a difendere a spada tratta Tridico, definendolo «una persona seria che sta lavorando per il Paese con abnegazione e questa è la ragione di attacchi strumentali» e ribadendo che la polemica muove da una da una notizia falsa, quella sulla retroattività». 

Critici, ma non è una novità, i renziani che con Luigi Marattin attaccano i 5 Stelle: «Urlavano contro la casta, ma ci prendevano per il culo...». Ma il vero fronte per Tridico, si trova nel campo del centrodestra. Tra i primi ad intervenire la Lega, con il suo leader: «Non ho parole. Tridico paghi la cassa integrazione poi chieda scusa e si dimetta», attacca dai suoi profili social Matteo Salvini. Anche Fdi e Forza Italia si allineano e compatti si schierano contro quella che è, dice la presidente dei senatori di Fi, Anna Maria Bernini, «la nuova frontiera del grillismo al potere: il reddito di arroganza».

Al vetriolo l'intervento di Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fdi alla Camera che parlando di «misura colma» e chiedendo le sue dimissioni («e di tutto l'Esecutivo») si chiede: «Abbiamo capito bene? Stipendio aumentato con effetto retroattivo per Tridico? Lo stesso uomo dei Cinquestelle passato alla storia per il caos cig e del bonus partite Iva; tra i responsabili dei mancati controlli sui requisiti per il Reddito di cittadinanza; colui che ad agosto venne alla Camera e invece di riferire puntualmente sullo scandalo del bonus finì col fare un mero comizio elettorale?». «Non bastavano i disastri compiuti durante il lockdown - tuona poi il presidente dei senatori di Fratelli d'Italia, Luca Ciriani - adesso il governo ha deciso che Tridico deve essere addirittura premiato».

«Urlavano onestà onestà e poi si aumentano lo stipendio», ironizza invece Maurizio Gasparri di Forza Italia annunciando un'interrogazione parlamentare. Un altro azzurro, Osvaldo Napoli, chiede invece direttamente al premier Conte «un po' di pudore» e di far «annullare il premio dando così un bell'esempio agli italiani». Ma non basta. E si allunga la lista delle critiche. Duri i due capigruppo della Lega, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari. «È inaccettabile che, mentre migliaia di italiani attendono ancora la cig, Tridico si aumenti lo stipendio, pretendendo anche gli arretrati, col benestare dei Cinque Stelle e del ministro Catalfo. Ma con quale coraggio...», scrive il presidente dei senatori leghisti. «Il bonus da 100mila euro a Tridico lascia basiti», gli fa eco il collega della Camera: «Mentre migliaia di italiani aspettano, Pd-5S premiano l'incapacità».

Anche Forza Italia non molla la presa. «I lavoratori ancora aspettano la cassa integrazione e il presidente dell'Inps ha invece ben pensato di aumentarsi lo stipendio», denuncia infatti la vicepresidente azzurra in Senato, Licia Ronzulli. «Dopo la gestione catastrofica dell'ente, a partire dai mancati controlli delle domande per il reddito di cittadinanza, questo nuovo scandalo impone un cambio immediato al vertice dell'Inps», aggiunge spiegando che «non è accettabile che chi, per risparmiare il costo di un caffè al giorno, ha voluto il taglio dei parlamentari consenta ai propri amici in posti apicali di raddoppiarsi lo stipendio».

Tridico - dagli oppositori ora ribattezzato «Triplico» - dalla sua, al montare della polemica interviene con una lettera inviata a Repubblica, smentendo punto su punto la fondatezza della polemica, al netto di una precisazione che a più d'uno pare stonata: «Solo 30mila italiani stanno ancora aspettando la cig», con quel «solo» che pare di troppo. «Tutto l'articolo - scrive Tridico - ruota intorno a due falsi: per effetto del decreto interministeriale che stabilisce i compensi del Cda di Inps (e Inail), al sottoscritto sarebbe riconosciuto un arretrato di 100mila euro. Questo il primo falso. La realtà invece è che la nuova misura del compenso previsto per il presidente dell'Istituto decorrerà non da maggio 2019, bensì dal 15 aprile 2020, vale a dire da quando si è insediato il cda e ne ho assunto la carica di presidente. Il secondo falso è che non è nei poteri del presidente o di qualsiasi altro organo dell'Istituto determinarsi i compensi».

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