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Crollo del ponte, il poliziotto: «Ho pregato per i morti»

«Non ho capito che era una catastrofe simile. E quando sono stato sicuro che non ci fosse più nessuno ho pregato per chi era finito di sotto»
Un'immagine drammatica del crollo del ponte Morandi - Foto Ansa
Un'immagine drammatica del crollo del ponte Morandi - Foto Ansa
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Il video in cui urla «state indietro, state indietro, è venuto già il viadotto» mentre cerca di impedire a decine di persone di andare a riprendere l'auto sul ponte, ha fatto il giro del mondo. Ma in quel momento il suo pensiero era un altro: «quando mi sono girato per l'ultima volta verso in baratro, ho pregato per i morti».

Marco Gastaldi è il poliziotto della polizia stradale di Ovada che la mattina del 14 agosto era sull'autostrada A10 con il suo collega Antonio Fiore. I due stavano andando all'ospedale Villa Scassi: lì era stata portata una persona rimasta coinvolta in un incidente stradale sul quale loro avevano effettuato i rilievi e dunque dovevano raggiungerla per chiudere l'intervento. Un servizio ordinario, uno di quelli che ti capitano tutti i giorni. Ma quello che è accaduto dopo di ordinario non ha nulla.

«Eravamo nella galleria - racconta - ad un certo punto abbiamo visto le macchine rallentare e poi fermarsi. Abbiamo pensato subito ad un incidente banale e così abbiamo acceso la sirena e ci siamo mossi per andare a controllare».

La volante si incammina verso l'uscita del tunnel, poco meno di 300 metri dal punto in cui è crollato il viadotto. «Ci siamo visti venire incontro la gente che correva, a piedi, urlando che era caduto il ponte». A quel punto i due poliziotti scendono dalla macchina senza pensarci un attimo. «Siamo arrivati fino alla fine, abbiamo visto venirci incontro anche l'autista del camion Basko, ma dovevamo essere sicuri che non ci fosse più nessuno nelle auto, era troppo pericoloso».

Ma non avete temuto che venisse giù tutto? «In quel momento non ci abbiamo pensato - ripetono entrambi - c'era anche qualcuno che era ancora in macchina e aveva messo la retromarcia. Il nostro problema era essere sicuri al 100% che non ci fosse più nessuno». Marco Gastaldi ci pensa un attimo, poi corregge. «Non abbiamo capito subito che era una catastrofe simile. Poi l'abbiamo capito, ma non potevamo non andare. E quando sono stato sicuro che non ci fosse più nessuno ho guardato verso il ponte spezzato. E ho pregato per chi era finito di sotto». 

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