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Crimi: «A Brescia è un dramma: serve ospedale da campo»

Lo ha detto il viceministro dell'Interno e capo politico del M5S, ospite di «Agorà», su Rai 3
Il bresciano Vito Crimi - Foto Ansa
Il bresciano Vito Crimi - Foto Ansa
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«A Brescia abbiamo una situazione drammatica: ho fatto un appello al presidente Fontana di realizzare anche qui una struttura temporanea ma la Regione Lombardia non ha dato nessuna risposta».

Lo ha detto il viceministro dell'Interno e capo politico del M5S, Vito Crimi, ospite di «Agorà», su Rai 3, parlando dell'emergenza coronavirus nella nostra città. «Hanno fatto un'inaugurazione in pompa magna a Milano, dell'ospedale in Fiera, a Brescia si piangono ancora i morti, anche qui vogliamo una struttura e non è possibile che queste, come a Bergamo, siano fatte dagli alpini, dai volontari», ha aggiunto Crimi. «A Brescia - ha sottolineato Crimi - sono stati depositati 9 progetti, adesso battiamo i pugni. Sono state attivate tutte le interlocuzioni, il sindaco ha parlato con Gallera (l'assessore al Welfare ndr) ma è sempre stato risposto no. Adesso me ne occuperò personalmente».

Dura la replica dell'onorevole Mariastella Gelmini, parlamentare e Capogruppo alla Camera dei deputati di Forza Italia: «Sono molto negativamente colpita dalle accuse di Vito Crimi, da un esponente del governo nazionale a Regione Lombardia in questo momento. Trovo che sia una cattiveria gratuita».

Inoltre, nel corso del programma Crimi ha chiesto che Regione Lombardia assicuri mascherine e dispositivi di protezione individuale anche ai medici di base. Lo ha fatto dopo la messa in onda di un servizio da Lonato sul Garda in cui il sindaco Roberto Tardani, che è anche medico di base, ha denunciato il fatto che i medici si siano comprati da soli le mascherine ed è stato il comune a dover acquistare i kit per la diagnostica a domicilio dei malati di coronavirus con sintomi lievi.

«La distribuzione delle mascherine - ha detto Crimi - avviene tramite la Regione. Chiediamo di dare contezza su come vengono distribuite. Gli ospedali sono stati la prima priorità, ma ora chiediamo di proteggere anche i medici di base che seguono chi non è ospedalizzato, coloro che possono essere curati a casa loro, anche per alleggerire i nostri ospedali».

 

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