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Coronavirus, gli ingegneri: i rischi dei dispositivi fai da te

Bene la solidarietà ma non ci si può improvvisare: «Rischi gravissimi»
Un laboratorio di mascherine - Foto Ansa  © www.giornaledibrescia.it
Un laboratorio di mascherine - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Attenzione ai dispositivi sanitari fai da te per proteggersi dal coronavirus, ci sono «rischi gravissimi». L'allerta arriva da Ernesto Iadanza, membro della commissione biomedica dell'Ordine degli Ingegneri di Firenze e docente di ingegneria clinica alla Università di Firenze, nonchè presidente della divisione Health Technology Assessment (Hta) della Federazione mondiale ingegneri biomedici. Va Bene la solidarietà, avverte, «ma non ci si può improvvisare».

Di fronte all'ondata di solidarietà che si è alzata per rispondere alla drammatica carenza di dispositivi di protezione e sanitari gli ingegneri biomedici mettono dunque in guardia dai rischi del «fai da te». Sono tantissime le richieste che arrivano in questi giorni agli ingegneri da parte di imprenditori e cittadini che vogliono mettersi a realizzare in proprio dispositivi medici o di protezione (Dpi) per pazienti e operatori sanitari. Ma Iadanza mette in guardia dai possibili rischi.

«C'è una grande confusione. Bisogna stare molto attenti, soprattutto a quello che circola sui social network: non si può pensare - afferma Iadanza - di fare un respiratore polmonare usando il filtro di un aspirapolvere o una mascherina chirurgica con la fodera di una divano. Vanno bene le semplificazioni burocratiche concesse per agevolare la produzione di dispositivi in tempi di emergenza, ma bisogna stare molto attenti a ciò che si fa e ricordarsi che per garantire la salute e la protezione delle persone servono le giuste competenze».

«È bene ricordare - aggiunge Francesca Satta, coordinatore commissione biomedica e consigliere dell'Ordine degli Ingegneri di Firenze - che per realizzare dispositivi sanitari di questo tipo sono necessarie competenze specifiche che si acquisiscono solo con un solido percorso di studi universitari ed un'etica professionale garantita dal codice deontologico che l'iscrizione ad un ordine professionale chiede di rispettare».

 

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