Italia e Estero

Coronavirus all'estero: preoccupano i casi in Spagna e Francia

In un quadro in cui i viaggi rischiano di mettere a repentaglio gli sforzi fatti in lockdown, risalgono i muri sanitari alle frontiere
Parigi è tra le città francesi osservate speciali - Foto Ansa/Epa/Ian Langsdon
Parigi è tra le città francesi osservate speciali - Foto Ansa/Epa/Ian Langsdon
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Hanno superato la soglia dei 22 milioni i casi di coronavirus nel mondo e ci sono stati 780 mila morti dall'inizio della pandemia. Cifre destinate a continuare a salire, con il virus che ancora galoppa in Stati Uniti e Brasile, riprende forza in alcune aree dell'Asia e si abbatte con una crescente seconda ondata sull'Europa in vacanza.

A preoccupare di più sono i dati giornalieri di Francia (con 3.776 nuovi casi) e Spagna (3.715): entrambe registrano nuovi record di contagi dalla fine dei loro rispettivi lockdown. Anche in Germania, dove si contano finora meno di 10 mila morti (9.243) e i numeri dell'epidemia sono ben lontani da quelli spagnoli e francesi, nelle ultime 24 ore si sono registrati 1.510 nuovi casi, l'aumento più alto da tre mesi a questa parte, come sottolinea il Robert Koch Institut.

In un quadro in cui viaggi e spostamenti rischiano di mettere a repentaglio gli sforzi fatti dagli europei in lockdown, risalgono i muri sanitari alle frontiere con controlli e quarantene. L'ultima a decidere per la linea dura è la Finlandia, che intende «preservare la situazione relativamente buona» sul fronte dei contagi (7.805 casi e 304 morti, secondo la Johns Hopkins University): il governo ha quindi deciso di imporre dal 24 agosto una quarantena ai viaggiatori provenienti dalla maggior parte degli altri Paesi Ue. Restano escluse le persone in arrivo da Italia, Ungheria, Slovacchia, Estonia e Lituania, dove il tasso di contagio negli ultimi 14 giorni viene considerato basso. «È la politica più severa dell'Ue per i controlli ai confini», si spiega a Helsinki. Anche la Norvegia ha deciso di aggiungere Grecia, Gran Bretaga, Irlanda, Austria e alcune regioni della Svezia e della Danimarca alla lista dei Paesi in cui i viaggi «non essenziali» sono sconsigliati: la lista comprendeva già Francia, Spagna, Portogallo, Svizzera e Polonia con obbligo di quarantena di 10 giorni per i viaggiatori in arrivo.

In Francia si cerca di contenere la diffusione del virus imponendo mascherine anche all'aperto: Tolosa è la prima grande città a renderla obbligatoria su tutto il territorio comunale, a partire da venerdì mattina. In Grecia, dove i nuovi casi si aggirano intorno ai 200 al giorno, è ormai obbligatoria a Mykonos e nella penisola Calcidica, mentre il Regno Unito ne registra altri 812 (e 16 morti), in lieve calo rispetto ai 1.089 di martedì.

L'Iran ha annunciato di aver superato quota 20 mila morti, con 153 decessi nelle ultime 24 ore e 2.444 nuovi casi: cifre difficili da verificare nel Paese degli Ayatollah. Mentre anche la Corea del Sud segna un nuovo massimo dall'8 marzo con 297 nuovi contagi. Secondo i dati diffusi dal Korea Centers for Disease Control and Prevention, è da una settimana che le infezioni si attestano a tre cifre a causa del focolaio delle chiese di Seul, da oggi ufficialmente chiuse. Intanto mentre anche il Papa auspica un vaccino contro il Covid-19 universale e disponibile per tutti, il premier australiano Scott Morrison vuole renderlo obbligatorio, suscitando le critiche dei no-vax. A meno di controindicazioni mediche, sostiene Morrison, la posta in gioco è troppo grande per lasciare la decisione ai singoli: «Parliamo di una pandemia che ha distrutto l'economica mondiale e provocato centinaia di migliaia di morti in tutto il mondo».

 

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