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Bambino cade dal balcone a Napoli e muore: fermato il domestico

Il 38enne, che collabora con la famiglia da tempo, ha ammesso di aver preso in braccio il piccolo e di soffrire di disturbi psichici
Fiori e giocattoli fuori dalla casa del bambino a Napoli
Fiori e giocattoli fuori dalla casa del bambino a Napoli
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Tragedia a Napoli, dove ieri un bambino di tre anni - ne avrebbe compiuti quattro a ottobre - è morto precipitando dal terzo piano della sua abitazione in via Foria, in centro città. La versione in un primo momento più accreditata, quella dell’incidente, vacilla dopo che la Polizia ha eseguito un provvedimento di fermo emesso dalla Procura nei confronti di un uomo di 38 anni, Mariano Cannio, incensurato, collaboratore domestico della famiglia del bimbo e ritenuto gravemente indiziato dell’omicidio volontario del piccolo.

Il provvedimento dovrà essere convalidato dal giudice domani, ma gli inquirenti considerano importanti gli indizi raccolti. L’uomo fermato è molto conosciuto nella zona, sia perché risiede nel quartiere, sia perché presta la sua opera in favore di diverse famiglie nelle cui abitazioni ha accesso godendo della loro fiducia. La sua viene descritta dai conoscenti come una personalità particolare, dal carattere chiuso. Ma nessuno si spinge a indicarlo come un potenziale assassino. Al momento della tragedia la mamma del piccolo, incinta all’ottavo mese, si era allontanata dalla stanza dove era il figlio. In casa c’era anche Cannio, intento a sbrigare le faccende domestiche.

Interrogato dagli inquirenti, è stato lo stesso 38enne ad ammettere di trovarsi su quel balcone e di aver preso in braccio il piccolo Samuele, negando però di averlo deliberatamente scaraventato giù dal balcone. L’uomo ha detto di soffrire di disturbi della psiche e di non saper spiegare come sia precipitato il bambino, negando comunque ogni ipotesi dolosa. Sulla sottile linea che separa l’ipotesi colposa da quella dolosa si giocherà l’udienza per la convalida del fermo.

La notizia del quale è stata accolta con incredulità e stupore dalla gente del quartiere: «Non è possibile ammazzare un bambino», urla una donna. Prima ancora che si diffondesse la notizia del fermo, era partita la processione verso il luogo dove è stato ritrovato senza vita il corpo del piccolo. Lumini, fiori bianchi e pelouche in via Foria davanti al palazzo dove risiede la famiglia di Samuele (il papà e la mamma del piccolo sono conosciuti perché appartengono a famiglie di commercianti che da anni operano in zona). Ma dopo aver appreso che c’è un uomo fermato per omicidio, lo stupore si è trasformato in rabbia. Chiunque passa davanti al palazzo si ferma per qualche minuto, si fa il segno della croce, alza lo sguardo verso quel balcone del terzo piano. «È un dolore troppo forte - dice una anziana -. Non riesco a immaginare il dolore dei genitori e della mamma che è anche incinta». Tra i messaggi lasciati assieme ai fiori un bigliettino recita: «Adesso giochi con gli angeli». È un via vai continuo di persone, tutte desiderose di lasciare una testimonianza di affetto e vicinanza ai genitori.

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