Garda

Lotta per l'acqua pubblica, segnali positivi dall'Europa

La Commissione sta valutando la denuncia presentata dal sindaco Franceschino Risatti
Una panoramica di Limone - Foto © www.giornaledibrescia.it
Una panoramica di Limone - Foto © www.giornaledibrescia.it
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È in fase di valutazione in Commissione Europea la denuncia presentata dal sindaco Franceschino Risatti in difesa del diritto alla gestione del proprio acquedotto. Lo fa sapere al primo cittadino limonese il responsabile del fascicolo: «I servizi della Commissione esamineranno la sua denuncia sulla base della legislazione applicabile dell’Unione europea e la informeremo dell’esito dell’esame e delle eventuali misure adottate al riguardo».

Una comunicazione che è già una buona notizia per Limone, visto che non era scontato che la denuncia venisse accolta. L’Amministrazione altogardesana si è rivolta a Bruxelles sostenendo che la decisione della Provincia di Brescia di «affidare il servizio idrico integrato, senza gara per tutto l’ambito provinciale e per la durata di 30 anni, alla società Acque Bresciane non abbia i requisiti dell’in house providing». Ovvero non tenga conto della possibilità di gestire direttamente il proprio acquedotto, che Limone rivendica con forza. Non solo, per il centro altogardesano l’affidamento della rete idrica ad Acque Bresciane viola «principi generali di imparzialità, parità di trattamento, trasparenza, proporzionalità e pubblicità, oltre che di tutela dell’ambiente e di efficienza energetica».

A Limone la querelle dell’acqua tiene banco dall’estate del 2012. Cioè da quando il Comune revocò l’affidamento del servizio idrico a Garda Uno per gestire in house il proprio acquedotto. Da allora è in corso un estenuante braccio di ferro giudiziario. Da una parte il sindaco, dall’altra Garda Uno prima e ora Acque Bresciane, la società cui è affidata la gestione del servizio idrico in provincia di Brescia. Alla quale, ha stabilito una sentenza del Consiglio di Stato, il Comune deve consegnare l’acquedotto. Ma Risatti non ci sta: «L’acqua deve restare pubblica. Non intendo lasciarla ad Acque Bresciane». Per la quale, si legge nella denuncia presentata alla Commissione europea, «è già prevista la trasformazione da società totalmente pubblica a società mista, con partecipazione del soggetto privato in una quoAcqua pubblica,ta variabile tra il 40% ed il 49% del capitale sociale».

 

 

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