Economia

Una volta era al 12 per cento: perché l'Iva continua ad aumentare

È dal 2011 che sul nostro capo pende la spada di Damocle delle clausole di salvaguardia
Sempre più probabile un aumento dell'Iva
Sempre più probabile un aumento dell'Iva
AA

È dal 2011 (Governo Berlusconi) che sul nostro capo pende la spada di Damocle delle clausole di salvaguardia. Frutto di una trattativa con la Ue, le clausole altro non sono se non un automatismo atto a tener buoni i partner europei nel caso di sforamento del debito pubblico oltre i parametri di Maastricht.

Fatto che per l’Italia è ormai un classico. L’Iva, quindi, aumenta se non si trovano risorse alternative per riportare a norma il rapporto tra il debito pubblico lordo e il Pil.

Con il governo Letta scattò una delle clausole di salvaguardia: nell'ottobre del 2013 arrivò l’aumento dell’Iva ordinaria, che passò dal 21 al 22%. Renzi, invece, aprì una trattativa che congelò il rincaro. Comunque la si veda, l’aumento dell’Imposta rappresenta una «botta» sui consumi. Prima del 2011 gli aumenti avevano il solo scopo di far cassa (i privati ovviamente non recuperano l’Iva pagata). Bei tempi - era il 1973 - quando l’Iva era solo al 12% e le percentuali furono buone sino al 1988 con il 20 per cento.

Poi è iniziata l’escalation che ci ha portato al 22%, con la minaccia che si arrivi al 25,2% e poi al 26,5%.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia