Economia

Mosnel, una nuova cantina per 1,5 milioni di bottiglie

L’investimento è stato di 2,5 milioni in più, ma non è volto ad aumentare la produzione di casa
Giulio e Lucia Barzanò del Mosnèl - © www.giornaledibrescia.it
Giulio e Lucia Barzanò del Mosnèl - © www.giornaledibrescia.it
AA

Detta in breve, può sembrare persino una notizia banale: Mosnel, una azienda agricola ai vertici qualitativi del Franciacorta Docg, ha inaugurato una nuova cantina.

Il nuovo edificio, in stile sobriamente moderno e molto attento all’ambiente e al risparmio energetico, è costato nel complesso 2,5 milioni di euro (in parte minore finanziati dal Piano di sviluppo rurale). Il nuovo edificio sorge di fronte allo storico palazzo Barboglio ed è stato realizzanto sacrificando in parte il vigneto «il Brolo». Aggiunge alle strutture di cantina del Mosnel 3.500 metri quadrati distribuiti su 4 piani, tre dei quali sotterranei. La notizia diventa molto meno «ordinaria» se si analizzano le scelte che Giulio e Lucia Barzanò hanno fatto in vista del nuovo impegnativo investimento.

Il Mosnel non produrrà una sola bottiglia in più del passato (in media 250mila, un po’ di più dal 2021 grazie alla ricca vendemmia del 2018). L’investimento, spiega Giulio Barzanò, è stato fatto per consentire ai Franciacorta dell’azienda di avere tutto il tempo e lo spazio per affinarsi più a lungo, molto più a lungo, scalando vette di qualità imprevedibili. La nuova cantina ha infatti la «esagerata» capacità di far riposare al fresco 1,5 milioni di bottiglie, pari a sei annate intere di Mosnel.

Le attività. L’antico palazzo Barboglio ospiterà, ancora per un po’, l’accoglienza e la pigiatura delle uve, poi il vino va al tiraggio nella cantina nuova e lì riposerà senza alcuna fretta. In un futuro non lontano tutto l’antico palazzo sarà riservato all’agriturismo, che è una attività che riscuote grandi consensi (anche per la importante presenza di Lucia Barzanò sui social). Dice Lucia che presto il palazzo Barboglio sarà un gigantesco «infernotto», termine da addetti ai lavori che identifica la parte della cantina dove sono raccolte le bottiglie che hanno fatto la storia dell'azienda. Raccontata in breve la novità presentata nei giorni scorsi, va detto che non è la prima volta che Mosnel lancia un «tracciante» per indicare, sommessamente, la strada da percorrere.

Il brindisi. Nel corso della presentazione si è tenuta una verticale di Pas Rosé che è risalita fino alle mitiche bottiglie della vendemmia 2001, presentate al mercato nel 2004. Il Pas Rosé, malgrado il nome dica proprio il contrario, è un rosato tenue ed elegantissimo. Ma è anche (e qui si sbircia nella storia) stato il primo spumante rosato (di certo in Franciacorta, ma forse in Italia) a proporsi come non dosato, cioè senza aggiunta di liqueur d’expedition e quindi zero zucchero. Ricordiamo che al tempo i rosati di Franciacorta stavano ancora cercando la loro strada. Per molte cantine il rosato era la variante leggermente dolce del Franciacorta. Per tutti era un prodotto difficile perché al tempo il Pinot Nero, che conferisce il colore rosa, maturava con difficoltà (il cambiamento climatico era all’inizio). Così una generosa dose di zucchero era ritenuta indispensabile per attenuare qualche durezza. Mosnel con il suo Pas Rosé non dosato ha presentato un prodotto allora ritenuto impossibile. Oggi i rosè di Franciacorta sono quasi tutti secchi e verticali. Le aziende che ne hanno una versione dolce, propongono anche quella secca. La storia della Franciacorta porta nel complesso a vini sempre più scarichi di zucchero, con il non dosato a dimostrare quante siano le potenzialità del territorio. La storia che comincia ora annuncia invece l’irruzione dell’Erbamat (che Mosnel ha piantato su un ettaro dei 41 della proprietà), cui è affidato il compito di conservare quella freschezza che il cambiamento climatico tenta di sfilarci. Ma ci vorrà tempo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia