Economia

Le forge camune fucinano un 2017 di crescita

Morandini, Monchieri e Fedriga registrano un significativo balzo delle vendite e dell’utile, la chiave sono gli investimenti
La produzione. Un «pezzo» forgiato dalla Morandini
La produzione. Un «pezzo» forgiato dalla Morandini
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Utili in netto aumento. Le forge camune battono un colpo nel 2017: dopo un 2016 non semplicissimo, l’anno scorso le aziende hanno mostrato un deciso incremento sia del giro d’affari sia della redditività. Il tutto è stato possibile da un lato grazie al miglioramento del clima generale dell’economia, soprattutto europea e italiana, dall’altro dalla ripresa del settore dell’oil & gas e della petrolchimica, che sono tra i grandi clienti delle società siderurgiche della Valle.

Gli interventi. La crescita della redditività si è accompagnata anche a forti investimenti: Forge Fedriga, Forge Monchieri e Forgiatura Morandini, sommate, hanno messo sul piatto quasi 18 milioni di euro per interventi su macchinari e impianti, un valore vicino al 10% del fatturato. Insomma, anche se le forge della Valcamonica sono ormai da decenni delle realtà riconosciute a livello internazionale, hanno deciso di non stare a guardare, e di puntare ancora sul futuro del comparto.

Morandini la «star». Dal punto di vista del giro d’affari, è senza dubbio Forgiatura Morandini. La società guidata da Alessandro Morandini (amministratore unico) l’anno scorso ha generato un fatturato di 92,44 milioni di euro, con una crescita del 21,5% rispetto all’anno precedente, grazie all’incremento della quota di mercato dei settori oil & gas e petrolchimico, che hanno raggiunto la quota del 50% (45% l’anno precedente). Bene anche il carico d’ordini al 31 dicembre, che ha raggiunto quota 68 milioni di euro. Il valore della produzione, invece, si è attestato a 90,73 milioni di euro (+0,6%). I costi della produzione hanno inciso per 88,28 milioni di euro (-1,5%), per una differenza tra valore e costi della produzione di 2,45 milioni (+359,5%). La gestione finanziaria incide per 1,21 milioni, per un risultato ante imposte di 1,23 milioni di euro e un utile netto di 1,06 milioni di euro, contro una perdita di 370mila euro l’anno precedente.

Monchieri. Un anno alla ricerca di nuovi mercati. Se, infatti, il settore power gen, da sempre di riferimento per Forge Monchieri, ha mostrato un andamento discontinuo, l’azienda è corsa ai ripari cercando sbocchi soprattutto nell’oil & gas. La società, grazie a questo riposizionamento, incrementa i volumi e, di conseguenza, il fatturato, che sale a 62,49 milioni di euro dai 56,69 milioni del 2016 (+10,2%). Il valore della produzione è stato pari a 65,50 milioni di euro (+15,6%), mentre i costi della produzione sono ammontati a 64,90 milioni (+15,1%). La gestione finanziaria costa Monchieri 228mila euro, per un risultato ante imposte di 348mila euro ed un utile di 44mila euro, contro i 20mila del 2016. Ingenti gli investimenti, pari a oltre 12 milioni, tra cui una «macchina ribaltatrice per manufatti di grandi dimensioni» progettata e brevettata da Forge Monchieri.

Fedriga. La leader nella redditività, invece, è Forge Fedriga. L’azienda (Stefano Fedriga presidente del Cda), specializzata nella realizzazione di manufatti per il settore oil & gas, ha beneficiato dell’andamento crescente del prezzo del petrolio, che ha portato a nuovi investimenti. Ciò si è tradotto in un fatturato di 21,64 milioni di euro (+30% rispetto all’anno precedente), grazie ad un incremento sia della domanda sia del costo delle materie prime. Di pari passo è salito anche l’Ebitda, che ha superato i 3 milioni di euro (+27%). La redditività netta è quasi raddoppiata rispetto al 2016, passando da 688mila euro a 1,33 milioni (+93%). Per l’anno in corso, dalla relazione sulla gestione emerge un cauto ottimismo.

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