Economia

Lavoro? No grazie: «Meglio il reddito di cittadinanza»

Gli operatori bresciani delle agenzie del lavoro: «In tanti rifiutano le offerte». E c'è il rischio di alimentare ancor più il lavoro nero
Cresce il numero di chi rifiuta offerte di lavoro aspettando il reddito di cittadinanza -  Foto © www.giornaledibrescia.it
Cresce il numero di chi rifiuta offerte di lavoro aspettando il reddito di cittadinanza - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Non esiste ancora, eppure il reddito di cittadinanza, criticato anche dagli industriali bresciani, è uno dei temi più discussi tra chi cerca lavoro e tra chi cerca di sbarcare il lunario, costretto a condizioni di vita non soddisfacenti. Ben prima di essere entrato in vigore, il provvedimento di pentastellata ideazione sembra già generare fratture sociali quantomeno preoccupanti che vanno al di là dei problemi già emersi in tema di centri per l'impiego

Ne sanno qualcosa gli operatori delle agenzie del lavoro (un tempo conosciute come agenzie interinali) bresciane, che nelle ultime settimane si sentono sempre più spesso rispondere con dei rifiuti ad offerte di lavoro interinale. Il motivo? Avere i requisiti per ricevere il reddito di cittadinanza proposto dal governo gialloverde, che si presume sarà in vigore entro l’aprile del 2019.

«Abbiamo assistito ad un vero e proprio boom di "no” - rivela un’operatrice di una agenzia di settore bresciana -, sempre con la stessa motivazione: preferiamo aspettare il reddito di cittadinanza». A confermare il fenomeno in espansione anche nel sottobosco professionale della nostra provincia è un altro operatore di una diversa agenzia locale: «In almeno due occasioni, a fronte di un’offerta di lavoro proposta, mi è stato risposto che si sareebbe preferito aspettare qualche mese per incassare il reddito di cittadinanza, dal momento che le cifre erano molto simili».

Alla cornetta nascono così vere e proprie conversazioni kafkiane, in cui la chiosa finale ai limiti della realtà è «grazie per l’offerta, ma preferisco non far nulla e guadagnare lo stesso nei prossimi mesi».

Certo, ad orientare la risposta è molto spesso la tipologia del lavoro offerto, precario e poco qualificato, ma la ricerca fatta tra le agenzie del lavoro bresciane conferma un aspetto: siamo di fronte ad un fact-checking anticipato dei prevedibili effetti collaterali del discusso reddito di cittadinanza. Sebbene siano in molti a ritenere - a buon diritto - la necessità di uno strumento di tutela di base per permettere la sussistenza a nuclei familiari in stato di bisogno - esiste una «condizionalità» tra sostegno economico e politiche di inclusione.

Ad offrire un’ulteriore chiave di lettura è un terzo operatore del settore che, pur non essendo incappato in conversazioni analoghe, dice: «Ci sono capitati alcuni casi simili. Succede da anni che le persone ci rispondono di preferire il sussidio di disoccupazione piuttosto che lavorare per lo stesso compenso. Ritengo che i due fenomeni siano equiparabili». E proprio come nel caso del sussidio di disoccupazione, il primo rischio del neo-reddito è quello di ampliare il terreno di conquista del lavoro nero.

Non si conoscono i tempi della sua introduzione, né le modalità di erogazione, tantomeno chi potrà beneficiare della misura. Ad oggi esiste solo un fondo ripartito su due anni destinato al sostegno. Eppure è bastato che la discussione politica si concentrasse sulla definizione del reddito per alimentare il vero limite - di natura culturale - della misura assistenziale. Non a caso, col trascorrere delle settimane segnalazioni di casi analoghi sembrano aumentare in maniera esponenziale anche in altri settori professionali. E nel 2019 le conseguenze del reddito di cittadinanza potrebbero essere ancora più evidenti.

 

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