Economia

«La sugar tax è ingiusta», stangata per la cedrata Tassoni

L’ad Elio Accardo: a Salò nel 2019 investiti oltre tre milioni, la tassa sullo zucchero rischia di far aumentare i prezzi
Bottigliette di cedrata Tassoni
Bottigliette di cedrata Tassoni
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«Una tassa iniqua e anacronistica che rischia di mettere in difficoltà i piccoli produttori di bevande». C’erano anche i manager della Cedral Tassoni di Salò, ieri mattina in piazza Montecitorio a Roma, insieme agli oltre 200 tra operai, manager, dipendenti ed imprenditori per manifestare contro la sugar tax, misura ancora allo studio da parte del Governo.

Tra i più accaniti sostenitori della protesta c’è l’azienda salodiana. «Non è stata minimamente considerata la portata dell'impatto della tassa - spiega Elio Accardo, amministratore delegato Cedral Tassoni -. Da fine 2018 ad oggi abbiamo investito sullo stabilimento di Salò qualcosa come 3 milioni di euro; acquistato nuove linee che aumentano la capacità produttiva. Il provvedimento del governo porta ad una seria riflessione sul piano degli investimenti: la parte restante è al momento bloccata».

 

A Montecitorio, la manifestazione tra fischietti e cartelli
A Montecitorio, la manifestazione tra fischietti e cartelli

 

Alla Cedral di Salò lavorano attualmente 26 dipendenti (5 quelli assunti negli ultimi anni); vengono prodotti ogni anno 3,9 milioni litri di cedrata, toniche e linea Fiori e Frutti, per un fatturato di 9,9 milioni, per il 95% realizzato in Italia (il 2019 è stabile rispetto al 2018). I nuovi investimenti aumentano la capacità dello stabilimenti di circa il 20%, senza contare la possibilità di effettuare il doppio turno, e varare un piano di crescita che punti soprattutto sull’estero. La sugar tax rischia in questi di vanificare gli sforzi strategici fatti dall’azienda in questi anni.

«È una stangata ingiusta e non sostenibile in un periodo di stagnazione economia come quello che stiamo vivendo - chiosa il manager Accardo -. La tassa avrebbe sulla Tassoni un impatto di circa 500mila euro, che trasferito sul consumatore aumenterebbe il prezzo delle bevande di circa il 10/15 per cento. Non ne comprendiamo i motivi; l’impatto di zuccheri nelle nostre bibite è bassissimo, mentre sono state escluse dalla tassazione prodotti che hanno una presenza di zuccheri ben più pesante».

 

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