Economia

La carica delle 110 cooperative per quasi 5mila dipendenti

Le imprese sociali del Bresciano occupano oltre 1.300 persone svantaggiate. Un fatturato di 163 milioni
Cauto, la cooperative sociale © www.giornaledibrescia.it
Cauto, la cooperative sociale © www.giornaledibrescia.it
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Svolgono una missione sociale creando lavoro, in particolare, per disabili, alcolisti, tossicodipendenti e detenuti. Riescono a soddisfare, spesso in maniera innovativa, fabbisogni delle comunità in cui operano. Occupano settori di attività in grado di generare altro lavoro. E tutto ciò producendo ricchezza per il territorio. Sono le cooperative sociali cosidette di tipo B, vale a dire per l’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate. Una realtà ben consolidata nel Bresciano, esempio a livello lombardo e nazionale. Centodieci imprese che aderiscono alla categoria Federsolidarietà di Confcooperative.

Operano senza clamore, consapevoli della loro responsabilità, impegnate a smentire l’opinione di chi (per colpa di imprese disoneste) associa le cooperative di lavoro ad un sistema di sfruttamento. Nel Bresciano contano 4.536 soci con 4.887 dipendenti dei quali 1.365 svantaggiati. Vantano un capitale sociale di 24,4 milioni; un patrimonio netto di 59,2 milioni, un fatturato annuale superiore ai 163 milioni. Brescia capoluogo è nettamente in testa quanto a presenza e peso economico delle cooperative. Seguono la pianura e l’hinterland, il Sebino e la Franciacorta, la Valcamonica, le Valli Trompia e Sabbia, la zona del Garda.

Sono 1.635 le persone con fragilità inserite nelle 110 imprese: 850 disabili fisici, psichici o sensoriali;206 pazienti psichiatrici; 200 alcolisti e tossicodipendenti; 101 detenuti e condannati ammessi alle misure alternative al carcere; 8 minori in età di lavoro. Oltre il 65 per cento dei 4.800 occupati totali ha un contratto a tempo indeterminato; i maschi sono più della metà; il 10 per cento è cittadino straniero. Un mondo articolato, oggetto di studio e mappatura da parte della Confcooperative che oggi (vedi sotto) promuove un incontro per approfondire l’argomento. 

Il panorama delle attività svolte da queste imprese è molto largo. Proviamo a rappresentarlo, anche con casi particolari, secondo le zone. A Brescia prevalgono i servizi ecologici e ambientali, i servizi per le aziende e i Comuni, la ristorazione e il servizio mensa, le pulizie civili e industriali, la gestione di biblioteche, la consulenza tributaria. Tre esempi concreti: la gestione della libreria «Rinascita», del «Bistrò popolare» e della «Locanda degli Acrobati». Nella Bassa e nell’hinterland si occupano di agricoltura sociale, manutenzione del verde, distribuzione pasti, creazione di giardini, arredo di esterni e interni. Alcuni ambiti speciali: la coltivazione del kiwi giallo, l’assemblaggio di alveari di cartone, l’installazione di pannelli fotovoltaici, la ricerca nel campo delle energie rinnovabili. In Valcamonica si segnalano interventi nella filiera bio (meleti e vigneti con produzione di succhi di frutta e di vino), la gestione del sistema bibliotecario da Piancamuno a Ponte di Legno, l’apertura di negozi di vicinato, le attività di marketing territoriale e valorizzazione aziendale, la consegna di pasti a domicilio agli anziani. Bollicine. Ancora più caratterizzate, rispetto al territorio, le imprese in Franciacorta e sul Sebino: produzione di bollicine, laboratorio di trasformazione di marmellate e giardiniere, allevamento di cavalli purosangue e attività ergoterapica. In Valtrompia, in Valsabbia e sul Garda le cooperative sociali sono impegnate nell’apertura di bar, chioschi ed ostelli, negozi di vicinato e botteghe di commercio equo e solidale, nella manutenzione del verde, nelle pulizie civili e industriali, nella gestione dei rifiuti. Missione sociale e capacità imprenditoriale: una doppia vocazione che 110 cooperative sono chiamate ogni giorno a sviluppare. In collaborazione fra loro e con le istituzioni, i cittadini, gli attori del territorio di competenza.

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