Economia

Habitat Italiana sbarca a Milano: progetto per la Sormani

La pmi bresciana guidata da Guido Cupolo sviluppa tecnologie per organizzare e tracciare il patrimonio librario
Habitat Italiana «conquista» la Biblioteca Civica Sormani © www.giornaledibrescia.it
Habitat Italiana «conquista» la Biblioteca Civica Sormani © www.giornaledibrescia.it
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La bresciana Habitat Italiana «conquista» la Biblioteca Civica Sormani: il Comune di Milano ha infatti incaricato proprio la srl di Guido Cupolo di studiare la riorganizzazione logistico funzionale della biblioteca centrale milanese. Certo, per ora si tratta di una «semplice» consulenza da poco meno di 40 mila euro, ma se il progetto poi dovesse andare in porto il colpo potrebbe essere decisamente più ricco.

 E non solo per la mole di volumi che Habitat si troverebbe a tracciare ed organizzare hic et nunc (intorno alla biblioteca centrale meneghina ruotano altre 24 biblioteche territoriali, ed il catalogo è ad oggi di oltre 800 mila volumi, con un piano di crescita di 5 mila unità annue) ma anche per il valore delle opere stesse che nel palazzo sono conservate: opera di giurisprudenza, arte e scienze umanistiche di valore inestimabile. «Per noi è una grande soddisfazione che una biblioteca di prestigio come la Sormani abbia scelto proprio la nostra azienda per questo incarico», commenta Cupolo, che della valorizzazione del patrimonio culturale italiano ha fatto quasi una ragione di vita.

Del resto, la storia di Habitat Italiana nel campo dell'applicazione di tecnologie di automazione robotiche e gestionali, anche con impiego di soluzioni di RFID (Radio Frequence Identification) per la tracciatura e il rintracciamento del patrimonio librario parte oltre 10 anni fa, quando il tema era certo più nuovo.

Eccellenza. Da allora, l'azienda di via Alessandro Monti (specializzata nella progettazione e realizzazione di soluzioni di arredo, conta una decina di dipendenti ed un fatturato di circa 4 milioni di euro annui, il 60% dei quali realizzati all'estero) di strada ne ha fatta parecchia. E non solo attraverso i brevetti depositati (ben 6, rigorosamente internazionali, per l'automazione e la robotizzazione degli ambienti archivistici, documentari e bibliotecari) ma anche attraverso gli interventi realizzati. I lavori fatti. Per citarne solo alcuni: la «Cittadella degli archivi», sempre a Milano, che può ospitare 72 km di faldoni (oggi ne ha occupati «solo» 45, con un risparmio che proprio il dg della Cittadella ha stimato intorno ai 20 milioni di euro sulla base del valore degli immobili liberati dagli archivi) e la biblioteca dell'Università di Giurisprudenza di Brescia, che organizza e «pesca» in modo automatico i volumi per metterli a disposizione degli utenti. In mezzo, il progetto per la biblioteca di Stato di Mosca, quello della «torre» da 16 metri di altezza in cui confluiranno tutti gli archivi del Comune di Vicenza e l'impianto costruito per la presidenza del Consiglio del Kuwait.

«I dati dicono che circa il 5/6 per cento del patrimonio bibliotecario europeo risulta scomparso, ma nella maggior parte dei casi i volumi sono comunque all'interno della biblioteca, solo che non si trovano più - dice Cupolo - : il nostro sistema di tracciabilità a radiofrequenze non solo consente di sapere dove sono, ma anche di conservarne tutte le informazioni capitali, chiuse in un semplice Tag, e persino di scoprire, sulla base del peso, se ne sono state strappate delle pagine». Le potenzialità, inutile dirlo, sono davvero enormi, e consentono di pensare veramente all'azione di custodia e trasmissione del sapere e della memoria come una risorsa strategica dell'essere comunità. E non solo in una logica conservativa.

 

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