Cultura

Il 15 marzo 1831 a Limone sul Garda nasceva Daniele Comboni

Missionario, vescovo e santo bresciano, canonizzato da Giovanni Paolo II il 5 ottobre 2003 e commemorato il 10 ottobre
Daniele Comboni ritratto da Luca Ghidinelli «In punta di matita» - © www.giornaledibrescia.it
Daniele Comboni ritratto da Luca Ghidinelli «In punta di matita» - © www.giornaledibrescia.it
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Lo spazio che accoglie le vignette «in punta di matita» firmate da Luca Ghidinelli aggiunge un tocco nostrano e si fa guida alla scoperta (o riscoperta) di figure di oggi e di ieri di figli della Leonessa ai quali in occasione di ricorrenze più o meno note il vignettista bresciano dedica una sua tavola. E attraverso essa - che si guardi alla storia o al mondo dello sport, agli spettacoli o alla politica - i lettori possono con un sorriso rinnovare ricordi e conoscenze tutti squisitamente di marca bresciana.

Il 15 marzo 1831 a Limone sul Garda nasceva Daniele Comboni, missionario, vescovo e santo bresciano, canonizzato da Giovanni Paolo II il 5 ottobre 2003 e commemorato il 10 ottobre. Figlio di Luigi e di Domenica Pace, unico sopravvissuto di 8 fratelli, nel 1843 viene mandato dai genitori, umili braccianti che versavano in condizioni economiche precarie, a studiare a Verona in un istituto per ragazzi con poche possibilità finanziarie.

Durante il periodo scolastico, don Nicola Mazza, fondatore della struttura, infonde nel giovane Daniele la passione per l'Africa e per le missioni. Durante l'adolescenza matura la vocazione e nel 1854 diviene sacerdote e promette a don Mazza di porre la sua esistenza al servizio dell'Africa subsahariana.
Nel 1857 inizia il primo di una serie di viaggi missionari che lo condurranno in terre africane. In quell'occasione visita il Sudan. Dopo quattro mesi di peregrinazioni raggiunge Khartoum, ove rimane per oltre un anno. Nel 1859, a causa di insistenti febbri malariche, fa ritorno a Brescia continuando ad adoperarsi per la causa africana.

Nel 1864 a Roma, concepisce il «Piano per la rigenerazione dell'Africa», che era basato su intuizioni e progetti maturati dalla sua esperienza a contatto diretto con la realtà di quelle terre. Si prefigge, attraverso i punti salienti del Piano, la fondazione di scuole in cui formare medici, insegnanti, preti e suore, affinché l'Africa si aiuti da sola, attraverso le sue forze, «salvando l'Africa con l'Africa», come era solito dire.
Per concretizzare questo suo progetto, nell'estate dello stesso anno Comboni si arma di pazienza, entusiasmo e determinazione ed inizia un lungo viaggio di animazione missionaria attraverso mezza Europa, bussando alle porte dei potenti e delle Cancellerie e trova, soprattutto in Germania, a Colonia, ingenti finanziamenti.

Il 1° giugno del 1867 fondò un suo istituto di missionari «I missionari Comboniani del Cuore di Gesù» e nel 1872 le «Suore Missionarie Pie Madri della Nigrizia». Entrambe le missioni sono operative sul suolo africano. Il suo costante impegno in favore delle popolazioni indigenti viene notato da Papa Pio IX che lo nomina Vicario Apostolico dell'Africa Centrale il 12 agosto del 1877. Il 27 novembre 1880 salpa da Napoli per il suo ottavo ed ultimo viaggio missionario.

La sua battaglia per l'intraprendenza e l'indipendenza africana si scontra spesso contro potentati locali, che avevano interesse a mantenere un contesto in cui schiavitù e tratta di essere umani fossero nella norma.
Questo è uno dei perni su cui basa la sua vita missionaria, fino al momento in cui è chiamato in cielo il 10 ottobre 1881, ucciso da un'epidemia di colera nella città di Khartoum all'età di cinquanta anni.

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