Bimba violentata a Collio: Salvini critica la pm, gli avvocati la difendono

«Solo sei anni di carcere per chi ha stuprato e messo incinta una bambina di dieci anni? Di dieci anni? Agghiacciante, inaccettabile. La Lega da tempo propone norme più severe e giuste: niente attenuanti, niente rito abbreviato e nessuno sconto di pena per pedofili e stupratori. Per quei mostri, anzi, castrazione chimica. Spero che anche gli altri partiti ci diano una mano».
A scriverlo sui suoi profili social, nella giornata dello scorso venerdì, è stato il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini. Il vicepremier si riferisce alla notizia rimbalzata da Brescia della richiesta di condanna formulata dalla pubblica accusa a carico del giovane di origini bengalesi a processo per violenza sessuale ai danni di una bambina che con lui condivideva gli spazi del centro profughi di San Colombano, ricavato all’interno dell’albergo il Cacciatore.
Alla presa di posizione del ministro replica, a stretto giro di comunicato stampa a firma del suo presidente Stefano Verzeletti, l’Unione delle Camere penali di Brescia. «Le richieste di pena formulate in aula, così come le successive sentenze, sono l’esito di una complessa valutazione tecnica che deve necessariamente attenersi ai principi del diritto sostanziale e processuale vigenti.
Il pubblico ministero – recita la nota stampa – deve attenersi alla legge in modo obiettivo, tenendo conto di tutti i parametri stabiliti dal nostro codice penale. L’ordinamento penale prevede che la scelta del rito abbreviato comporti uno sconto di un terzo della pena richiesta. Analogamente, la valutazione in ordine alla concedibilità o meno delle attenuanti generiche è un passaggio dovuto, doverosamente motivato e parte integrante dell’esercizio della funzione giudiziaria».
Per l’Ucpi è «inaccettabile e concretamente pericoloso che l’adempimento di un dovere istituzionale, quale l’applicazione rigorosa e tecnica della legge, venga strumentalizzato a fini di propaganda politica o populista. Tale semplificazione mediatica e la conseguente campagna denigratoria non solo distorcono la realtà processuale e il principio di legalità, ma rappresentano un grave vulnus all’indipendenza della giurisdizione, minacciando la serenità e l’imparzialità di tutti gli operatori del diritto.
La Camera penale di Brescia – conclude il comunicato – continuerà a vigilare affinché il dibattito sulla giustizia si svolga sui binari della tecnica giuridica e del rispetto istituzionale, respingendo ogni tentativo di ridurre le complesse dinamiche processuali a slogan politici volti a fomentare l'emotività popolare».
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