«Tassa di soggiorno, colpo per gli hotel cittadini»

Ridurre l’applicazione della tassa di soggiorno, applicata nel Comune di Brescia dal primo aprile, dagli attuali 90 giorni ad un massimo di cinque. Lo chiede Confesercenti, che ha inoltrato un esposto in questo senso all’Amministrazione Comunale.

Il documento - sottoscritto dal presidente di Confesercenti della Lombardia Orientale, Pier Giorgio Piccioli e da Giovanni Provezza, in rappresentanza di Assohotel Confesercenti - sottolinea che «il turismo che caratterizza il territorio comunale di Brescia è prettamente d’affari e molte strutture ricettive fondano la loro attività ospitando dipendenti e squadre di operai che soggiornano per conto delle proprie aziende per lunghi periodi». Per questo, le strutture ricettive propongono offerte commerciali a clienti aziendali, sulle quali «incide in misura rilevante il periodo di tempo, 90 pernottamenti, che intercorre prima di beneficiare dell’esenzione dall’imposta».

Ad esempio, un soggiorno di 60 giorni di una squadra di 20 operai in un albergo a tre stelle prevede il versamento un’imposta di soggiorno di 1800 euro. L’associazione evidenzia che le strutture ricettive dei Comuni limitrofi beneficiano di un vantaggio competitivo molto significativo, in quanto il Comune di Brescia è l’unico dell’hinterland ad aver introdotto l’imposta di soggiorno. Altre città a vocazione turistica come Verona, Mantova e Bergamo, hanno adottato parametri ben più morbidi, introducendo un limite di 5 pernottamenti complessivi (Bergamo) e di 5 pernottamenti al mese (Mantova e Verona). Confesercenti chiede all’Amministrazione di intervenire urgentemente, dato l’impatto negativo che l’introduzione della tassa sta avendo sulle strutture ricettive bresciane.