Sui pedali con Bergamo fra notti, suini e caffè

Cugini diversi in tandem come Capitale italiana della cultura 2023
Il sodalizio con Bergamo non può che transitare dal pà e salàm
Il sodalizio con Bergamo non può che transitare dal pà e salàm
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E così un mattino ti svegli e scopri che gli odiamati cugini - ai quali ti sei sempre avvicinato con la dovuta circospezione - stanno già pedalando in tandem con te: Brescia e Bergamo saranno, insieme, Capitale italiana della cultura 2023. Noi e loro. Così inesorabilmente uguali, così fermamente orgogliosi delle reciproche differenze.

Così come uguali e differenti sono le parlate che risuonano nelle nostre terre. In un saggio di qualche anno fa pubblicato dall’Ateneo cittadino, il nostro autorevole dialettologo Giovanni Bonfadini ricordava alcuni tratti distintivi di base. Ad esempio il modo in cui ereditiamo il fonema latino ct: e così noctis e lactis diventano per noi nòt e làt e per loro nòcc e làcc. Oppure il gruppo cl di auricula (orecchia), che diventa orècia per noi e orégia per loro. A me continua a sembrare più elegante la nostra riva, ma non vorrei riaprire qui tensioni ormai superate...

Perché diverso suona il termine con cui chiamiamo il maiale (dal latino sus/suinus, che diventa el sì per noi e ól sunì per loro) ma del tutto identico è il modo in cui indichiamo e mangiamo il suo prodotto: il salàm. E forse è proprio a partire da pà, salàm, vì e polènta - cose che rientrano tra i fondamentali della vita - che bresciani e bergamaschi possono superare le rispettive ritrosie. E poi magari scoprire che abbiamo in comune anche altro: il modo di intendere il lavoro, il rispetto, la disponibilità verso chi è nel bisogno.

I problemi ricominciano quando - a pranzo finito - loro gentili ti invitano a bìf ól café. E tu proprio non puoi trattenerti dal pensare, fra te e te, che béer el cafè sarebbe stato di gran lunga preferibile.

 

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