«Ora impegniamoci per non diffondere il contagio»

L’appello al senso di responsabilità di ognuno di noi da un'infermiera impegnata in prima linea nell'emergenza Covid
Un uomo sottoposto a tampone  - Foto Ansa/Epa © www.giornaledibrescia.it
Un uomo sottoposto a tampone - Foto Ansa/Epa © www.giornaledibrescia.it
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Prosegue la pubblicazione delle testimonianze di «Cuori in prima linea»l'iniziativa promossa da Giornale di Brescia e IntesaSanPaolo: abbonamenti trimestrali gratuiti al GdB in versione Digital e la possibilità riservata sempre al personale sanitario che ha affrontato la pandemia in tutta la sua durezza - professionale e psicologica - di raccontare le storie vissute durante la pandemia per farne un prezioso patrimonio di testimonianze da preservare.

Le storie possono essere inviate all'indirizzo email cuorinprimalinea@giornaledibrescia.it.

Dodó è il nipote di A., una bella vecchietta di 90 anni. A., nonostante l’età, ha sempre fatto tutto da sola ed è sempre stata lucida e presente a se stessa. A. ora, come tutti i nostri pazienti, è posta in isolamento e le pratiche a cui deve essere sottoposta non le permettono di lavarsi e mangiare da sola; l’isolamento e l’ospedalizzazione la stanno confondendo, piange e vorrebbe solo tornare a casa, abbracciare i suoi nipoti, i suoi figli, i suoi parenti. Il cuore di A. freme, la sua famiglia è in pena, non poterla sostenere deve essere straziante. A. è soltanto una delle tante persone che stanno vivendo questa situazione, le uniche facce che vedono sono quelle di noi operatori sanitari; siamo forti, vedo tutti i miei colleghi tener duro per loro e non abbandonare nessuno, ma ogni giorno ci portiamo dietro il peso dei nostri timori, delle nostre ansie, delle lacrime di A. e di tutte le persone di cui ci occupiamo.

 Nessuno di noi ha intenzione di esimersi da questa situazione, dotati di maschere e camici entriamo nelle stanze e stringiamo loro le mani che non hanno meno valore di quelle più giovani, in quei letti potrebbero esserci i nostri nonni, i nostri genitori o chiunque ci abbia accompagnato nel corso della vita, e non fa meno male solo perché non ci riguarda o perché non hanno meno di 60 anni. Questo virus che sta mettendo l’Italia in ginocchio, porta con sé la paura che vedo anche negli occhi dei medici più bravi, negli infermieri più esperti, negli oss più dediti al lavoro, siamo umani e so che dietro al nostro sorriso e alle parole che spendiamo per non far preoccupare amici e parenti si nasconde un po’ di quel timore che accompagna questo momento storico. Sappiamo che tutto questo finirà presto, ma sappiamo anche che porterà degli inevitabili strascichi. Tutto quello che ora possiamo fare è evitare agli altri il contagio perché a me magari il Covid-19 non fa nulla, ma a qualcun altro può costare la vita; io la chiamo responsabilità civile, siate responsabili vi prego.

Sara Vitale - infermiera di Cinisello Balsamo

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