Navigare nella tempesta

L’impegno costante per essere migliori: la sfida che ci accompagna da qui in avanti
Papa Francesco -  Foto © www.giornaledibrescia.it
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«Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si addensano sulle nostre piazze, strade, città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi».

E così tutti noi all’improvviso «ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca, ci siamo tutti».

Il buio della sera, una cupa pioggerella. In una piazza San Pietro vuota, come mai era accaduto nella storia della Chiesa, soltanto papa Francesco. Le parole del pontefice argentino si sono alzate potenti e dolorosissime al cielo: «Dio, non ci abbandonare nella tempesta».

Papa Bergoglio ci ha ricordato anche le nostre colpe, noi che «abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sani in un mondo malato», e ora ci troviamo però appunto fragili e disorientati.

I più ottimisti pensano che quando tutto sarà finito saremo persone migliori. Io non lo credo, basta vedere l’odio che circola costantemente sui social. Anche nella disperazione un nemico bisogna comunque trovarlo. Ma quando finalmente rivedremo il sole uno sforzo per essere migliori lo dovremo fare, lo dovremo fare come debito verso tutti coloro che ci hanno lasciato.

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