Migranti, sì alla protezione quando ci sono figli minori

Lo ha stabilito la Cassazione esaminando il caso di una donna libica con due figli nati a Brescia
La Corte di Cassazione - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Accordare il diritto alla protezione umanitaria, «chiave» che apre alla permanenza «regolare» in Italia, ai migranti con figli minori. I bambini infatti sono un fattore che accresce la «vulnerabilità» dei profughi e che Viminale e giudici di merito non possono ignorare. 

Lo sottolinea la Cassazione - verdetto 5506 - che ha accolto il ricorso di una mamma libica con due gemellini, nati a Brescia nel 2017 dopo l'arrivo della donna nel nostro Paese. Il Viminale, tramite la Commissione territoriale, aveva detto no alla protezione, e anche per il Tribunale bresciano la donna era «senza particolari problematiche personali e familiari». Invece, per la Cassazione i due bimbi «sono proprio una delle problematiche personali e familiari che il giudice doveva considerare». In base al principio di diritto fissato dagli ermellini e al quale dovranno uniformarsi i giudici di merito e le articolazioni del Viminale, «la presenza della prole minore in Italia si risolve in una condizione familiare idonea a dimostrare da un lato una peculiare fragilità, tanto dei singoli componenti della famiglia che di quest'ultima nel suo complesso, e dall'altro lato uno specifico profilo di radicamento del nucleo sul territorio nazionale, in dipendenza dell'inserimento dei figli nei percorsi sociali e scolastici esistenti in Italia, e quindi della loro naturale tendenza ad assimilare i valori ed i concetti fondativi della società italiana». 

Ora il Tribunale di Brescia deve «rivalutare» il caso tenendo presente che «ai fini del riconoscimento della protezione umanitaria, la presenza di figli minori - la cui vulnerabilità va presunta fino a prova contraria dovendosi dare primario rilievo al danno che deriverebbe loro per effetto del rimpatrio in un contesto socio-territoriale con cui il minore non abbia alcune legame - rappresenta uno degli elementi che devono essere considerati nell'apprezzamento circa la sussistenza della vulnerabilità del genitore». 

Il Ministero dell'Interno si era opposto all'accoglimento del ricorso della mamma libica e, tramite l'Avvocatura dello Stato, aveva chiesto , ai supremi giudici della Seconda sezione civile - presidente Felice Manna, relatore Stefano Oliva - la conferma del decreto emesso dal Tribunale lombardo nel giugno 2019 che di fatto aveva dato il via libera al rimpatrio di mamma e gemellini. A difendere V.L., la donna libica che poco dopo il suo arrivo in Italia ha partorito nel gennaio 2017 due gemellini, ci ha pensato l'avvocato Massimo Gilardoni che con l'associazione bresciana «Diritti per tutti» si batte a tutela dei migranti.

 

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